Qualcuno conserva il sogno della sua vita in un cassetto: ecco cosa ho trovato svuotando il mio


mercoledì 18 settembre 2019

Vigoressia

 

L’ambiente del fitness allontana chi ne ha più bisogno. Gli attrezzi sembrano costruiti senza tenere conto delle difficoltà che un corpo fuori forma pone, gli operatori spesso trattano le persone grasse come colpevoli, esponendole al ridicolo. Gli spogliatoi raramente offrono quella privacy che permette di sentirsi a proprio agio anche a chi non sopporta di essere osservato. Una delle macchine che si usa negli esercizi a corpo libero dello studio pilates che frequento mi costringe a piegarmi all’indietro. Niente di drammatico, se non fosse che poi devo muovermi sulla schiena mentre la stessa è diventata come il manto di uno Sharpei schiacciato in una pressa. Dolorosissimo. Se la mia schiena non fosse grassa, nemmeno me ne accorgerei. Ma tant’è, è come se subissi un enorme pizzicotto mentre faccio l’esercizio. Nello studio che frequentavo prima, invece, l’istruttore bullizzava chi superava la taglia 42. Un giorno mi chiese di fronte alle altre corsiste quanto pesassi. Pensai a una qualche antipatia, ma poi gli vidi fare numeri simili con altre due iscritte. Che smisero di venire. Io continuavo lo stesso, quindi continuò anche lui. Alla fine, smisi di fare pilates per qualche anno, finché non aprì lo studio che frequento ora. Non sono andata in piscina per tre anni. In questi tre anni ho preso quasi venti chili, l’idea di spogliarmi mi provocava ansia. Oggi ho avuto il coraggio. Grazie al cielo il mio corso vede un gran numero di iscritte tra le signore amanti della cucina del luogo, la bassa mantovana. Io non sono tra le più grasse, né tra le più vecchie. E, finalmente, ho ritrovato il piacere di muovermi in acqua. Ovviamente, questo servirà al mio corpo a riprendere il suo ritmo, e magari a perdere almeno 15 di quei chili. Ovviamente, allontanare chi avrebbe bisogno di muoversi dalle palestre e dalle piscine crea un circolo vizioso, e va contro il senso stesso di quei luoghi. Che non dovrebbero essere un ritrovo per vigoressici, ma un posto dove si va per prendersi cura della propria salute. E dove tutti dovremmo imparare che il corpo umano ha forme, ritmi ed esigenze diverse, che vanno rispettate ed amate. E che diventare tutti omogenei ed emarginare chi non ci riesce non fa bene a nessuno.

lunedì 2 settembre 2019

Me too

 

Qualche settimana fa mi è stato chiesto se si può guardare il film di Woody Allen senza pensare alle accuse che gli sono state rivolte, e mi si è chiesto se sia lecito valutare un artista solo in base alla sua arte, tralasciando la sua dimensione etica. La persona che me lo ha chiesto, nonostante una laurea analoga alla mia, sembrava certa che la risposta fosse no. Era una domanda retorica. Io non le ho risposto. Perché per me la risposta è si, inevitabilmente. Sono stata educata a rifuggire da ogni forma di culto della persona, non sono una “fan”, sono un’esteta. Apprezzo le opere di quell’assassino iracondo di Caravaggio, amo il talento di Polunin, Kazan è tra i miei registi preferiti, leggo D.H. Lawrence, ascolto ancora le canzoni dei Noir Desir. Certo, quando a fare cose che mi piacciono sono persone che mi piacerebbero, è più bello. Ma non li cerco perché ho bisogno di modelli, li cerco perché il loro talento mi dà piacere. L’arte e la bellezza sono al di sopra della vita, e a volte i loro artefici sono immensamente al di sotto di esse. È un qualcosa che nell’idea ottocentesca di artista in cui molti ancora credono non è compreso. Ma, in realtà, a volte persone straordinarie in un campo possono essere mediocri o addirittura infime in tutti gli altri. Grazie al cielo, degli altri campi c’è la giustizia ad occuparsene. E io posso continuare a guardare i film di Kazan. E, per quelle due ore, pensare che fosse immenso. Scordando il suo contributo al maccartismo.


si, ho i denti storti nonostante anni di costosissime e dolorosissime cure. E allora? Avreste dovuto vederli prima..