Qualcuno conserva il sogno della sua vita in un cassetto: ecco cosa ho trovato svuotando il mio


venerdì 21 dicembre 2007

Patty

Ieri sono tornata da Siena, dove la mia amica Patrizia si è laureata: 110 e lode! Inizio a pensare di avere una marea di amiche secchione (o forse porto bene..).

lunedì 10 dicembre 2007

tempismo

A volte mi stupisco da sola. Dovevo consegnare un lavoro entro e non oltre il 10 dicembre. Ho chiuso l'ultimo file alle 0.00. Dopo questo tour de force finale ci vorrà tutto lunedì per riprendermi. Ma ne è valsa la pena, amo alla follia l'adrenalina dele scadenze vicine (anche se credo che adesso dovrò farmi un'iniezione di tiglio e camomilla per riuscire a dormire)..

martedì 4 dicembre 2007

Oggi sono incazzata. Pesantemente. Ho finito la pazienza.

domenica 2 dicembre 2007

consiglio spassionato

Un consiglio rapidissimo per la lettura:
Le donne nella storia europea, di Gisela Bock (Laterza, 2003).
Si legge d'un fiato ed è utile per riordinare le idee.

Comunque, alla fine, la domanda per me rimane una:
Perchè continuiamo a discutere di sesso quando è evidente che qui si parla di potere?

venerdì 30 novembre 2007

dubbi amletici

Eccovi qui un post più stupido del solito: qualcuno mi spiega per quale motivo se sono a Shangai ho bisogno di controllare il termostato di casa (in Italia)? Il gatto che fa le fusa nella pubblicità della Beghelli non mi pare una ragione sufficente.

lunedì 26 novembre 2007

ritornerò in ginocchio da voi

Eccomi qui, col solito post di scuse perchè non scrivo nulla da venti giorni. Non ho giustificazioni, sappiate soltanto che al momento sono annichilita dalla mole di lavoro. Dopo il 10 dicembre (ho una consegna importante) la situazione dovrebbe regolarizzarsi. Non ho detto alleggerirsi.. Vi voglio bene.

domenica 4 novembre 2007

A volte il mio senso di onnipotenza arriva a farmi credere che la forza della mia volontà sia più potente del battito d'ali di una farfalla.

(Ecco cosa mi partorisce il cervello mentre guido. Ma di me e della guida parleremo diffusamente più avanti)

teatro festival parma- 2

Solo un brevissimo post per comunicare a tutti che il festival è finito. O meglio, sta finendo, credo siano ancora al buffet. Oggi pomeriggio ho visto lo spettacolo che in assoluto ho preferito, LEDERALNAKELTUNTEM, del Teatro Katona József. Domani vi racconto meglio, ma ho voluto segnalarlo subito perchè vi consiglio vivamente di andarvelo a vedere, nel caso arrivi in un altro teatro italiano (ho fatto una rapida ricerca in rete e per ora sembra un'ipotesi remota, ma occorre aver fede). Sarebbe bello vedere più spesso cose così su un palco italiano.

martedì 30 ottobre 2007

tristezza

Bene, oggi giornata del cavolo, piena di false partenze. Probabilmente è perchè mi sono svegliata male, o forse perchè il pranzo mi s'è piantato, o perchè non sono riuscita a fare tutto quello che volevo, o perchè il mio lettore mp3, regalato da pochi mesi, giusto oggi che domani ho due ore di treno, ha deciso di rompersi. Una tragedia. E pare sia un difetto del modello, perchè in rete c'è pure un altro sfigato a cui, come me, il lettore nortek fly 512 non riconosce più la musica che, stando al pc, ha dentro. Ho mandato una mail all'assistenza tecnica.
In realtà il vero problema è un altro, ma preferisco distrarmi.
Un bacio a tutti

sabato 27 ottobre 2007

teatro festival - Parma

Ieri sera ho visto il primo spettacolo del Teatro Festival di Parma, e sto preparando un report decente per voi. Credo che, per aggiungere comicità alla cosa, posterò i report del festival di Parma alternandoli a quelli del festival di Mantova. Un paradosso temporale per voi.

6 punti

Bene ragazze e ragazzi, ieri ho ricevuto l'avviso di ricevimento di carte giudiziarie. Dato che la mia postina combina casini, solo oggi, quando già avevo ritirato la busta mefitica, mi ha infilato nella casella la lettera con esteso il mittente, tra l'altro con la data di ieri. Una cosa tipo compito a casa mangiato dal gatto. Comunque, il fatto di non sapere per 24 ore di che morte dovevo morire mi ha fatto passare una fantastica nottata ad immaginarmi gli scenari più oscuri, tipo giganteschi complotti internazionali per incriminare me povera innocente vittima del sistema. Invece, come insistentemente la flebile vocina della mia razionalità cercava di spiegarmi da ieri, si trattava di una banalissima multa. Con, però, un optional fantastico: 6 punti in meno dalla patente. Ora, letta meglio la lettera mi sono ricordata esattamente la scena. Erano i primi di settembre, poco prima delle sei di sera, uscivo da una giornata infinita dove avevo finito per pranzare con un te e biscotti a casa della mia caposettore, all'alba delle 15, mentre finivamo di stendere un progetto. Ero stanchina, stavo uscendo dal quartiere residenziale e mi guardavo attorno per orientarmi, perchè Modena la conosco a pezzi, e quella strada lì la facevo sempre da un altro verso. In pratica ho bruciato un rosso col fotofinish. A trenta all'ora, probabilmente avevo visto giallo. Ora, sia chiaro, credo sia giusto a priori darmi 150 euro di multa l'anno. So come e quanto guido. Me li merito di certo, come la maggior parte delle persone per strada. Il fatto che mi disturba sono i 6 punti. 4 si, ma 6 ha provocato negli amici a cui l'ho comunicato via sms un autentico linciaggio. Mi hanno chiesto se ho investito un vigile o guidato in stato d'ebrezza. La risposta è no. Andavo pure piano.
Comunque, se come me non avete idea di quanti -e per quanto tempo- punti avete, chiamate il 848782782. Grazie ad Alex (che ieri è arrivato a 15) l'ho saputo ed ho verificato. Ad oggi ne ho 20. Non ho capito se hanno già detratto i 6 (dopo 16 giorni però credo di si), ma di sicuro ho recuperato i 2 di quattro anni fa. Quando, agitata per l'appello dell'ultimo esame e per la neve, non vidi che i posti per i disabili erano due, non uno. E pagai pure il parcheggio per occuparlo. All'epoca mi costituii dai vigili e dissi loro che facevano bene a togliermi i punti, che me lo meritavo. L'esame, dopo tre anni di tentativi, era andato bene..

domenica 21 ottobre 2007

Quello che segue è il mio primo vero racconto. L'ho riletto e riscritto talmente tante volte che ormai non lo riconosco più. A precederlo molti altri scritti, dei quali solo uno pubblicherò, ma non ora. Fatemi sapere che ne pensate, ero piccola, ma ci tengo.

DI UN SILENZIO PER STRADA

A chi mi ha fatto scrivere


L’avevo incontrata quel giorno. Non aveva l’aria di essere lì per caso, affatto.
C’è una panchina accanto alla scala d’ingresso di casa mia. E, proprio davanti a quella panca di ferro verde, c’è la fermata del bus. Stava seduta lì, voleva darmi ad intendere d’aspettare l’autobus. Guardava una porta. L’entrata di una palazzina, dall’altra parte della strada. Le passai accanto e la salutai. Non la conoscevo, nessuno me l’aveva mai presentata. Ma ero sicura che lei lo sapesse, chi ero io. Rispose e si alzò, gli occhi erano un incanto, due buchi a precipizio sull’anima, inquieti e trasparenti. Il bus era arrivato, e la portò via con sé. Lo guardai allontanarsi, arancione in mezzo alla grigia caotica striscia del traffico, e sentivo il buio di quegli occhi soffiarmi sulle spalle. L’avevo già vista, un paio di volte l’avevo trovata così, con un libro in mano, lo sguardo incantato a quella prta. Ma era la prima volta che le parlavo. Pensandoci, non ricordai la sua voce.
Un giorno avrei conosciuta la sua storia, e l’avrei raccontata. E ne avrei trovata la forza, in quel senso di giustizia che si ha da bambini; l’avrei fatto per riparare un torto subito, non saprei dire quale.

Non c’erano segni speciali in lei. Non aveva avuto una famiglia felice, ma aveva capito presto che neppure gli altri bambini la avevano, e così s’era sentita normale. Da bambina portava stivaletti ortopedici e aveva un accento strano, gli occhi erano già quel burrone che avevo conosciuto, erano già stanchi. Ma era orgogliosa, sapeva essere davvero cattiva, sapeva farsi odiare: diceva di non volere amici e non ne aveva. Non si fidava.

Primavera, lei era di nuovo sulla panchina, il libro era cambiato. Stavolta vestiva di chiaro, sapeva di morbidezza, solo le mani restavano fredde. Aveva i capelli sciolti. La vidi salutare la mia vicina di casa, mia madre s’era rotta una gamba, e spesso avevamo visite. Mia madre ha sempre amato parlare. Entrai in casa, tolsi il cappotto e preparai il caffè. Come parlassi del tempo, le chiesi notizie di quella ragazza. Mi si aprirono le pagine di un libro di fiabe incredibili. Nessun “c’era una volta”, tantissimi “si dice”, e mia madre che interessata lasciava freddare il caffè. La donna ci aveva preso gusto, ed io uscii dalla stanza senza disturbarla. Non le credetti. O almeno non del tutto. Qualcosa di vero doveva pur esserci, intanto avevo una pista da seguire. Volevo conoscere la sua storia.

Aspettai, nell’ombra del cespuglio vicino a casa, sperando di scomparire per la vergogna. Si, perché io, e voi con me, dovremmo vergognarci. Pretesi di affondare nel buio di un’anima e di poter poi tornare alla normalità. Non lo feci. Racconto. Partii da poco: un nome, qualche diceria. Non so se l’avete mai fatto, ricostruire il passato quando ancora respira. Presi a seguirla. Abitava in un palazzo a tre piani, verde. Una volta la vidi alla finestra. Al pomeriggio, allora studiavo, la aspettavo nascosta lì sotto, poi la seguivo. Conobbi rapidamente le sue abitudini. Era un’abitudinaria.
(Vi chiederete come mi permettessi di spiarla, perché di questo si trattava. Non me lo sarei permesso, in condizioni normali. Ammetto la mia colpa).
Dopo pranzo restava in casa. Usciva verso le 16, con il sacchetto della spazzatura e la borsa blu. Poi comprava un biglietto dell’autobus. Camminava piano, in modo un po’ scoordinato, come non conoscesse il proprio corpo. Aveva smesso di portare gli stivaletti ortopedici, ma non aveva mai del tutto imparato a muoversi con una qualche armonia. Faceva sempre qualche spesa, al pomeriggio: un barattolo di detersivo, del latte, delle penne. Una volta al mese la seguivo dentro a una grande libreria del centro. Era una lettrice eclettica, ma doveva esserci una logica nel ritmo delle sue letture. Ogni volta vagava dispersa per gli scaffali, poi, dopo una mezz’oretta, si svegliava e si dirigeva sicura verso i volumi che avrebbe comprato. Iniziai a leggere come lei, compravo gli stessi libri. Ma non capii mai quale fosse quella logica. Per strade diverse, ogni tanto tornava su quella panchina. Come per caso, a fissare quel palazzo. Restava lì qualche minuto, e poi prendeva il bus. Io tornavo a casa, qualche volta le passavo di fronte per guardarla, altre volte restavo dietro la siepe.

Il palazzo di fronte era sfitto da mesi, mia madre non ricordava già più chi aveva abitato quei tre appartamenti, tutta gente di fuori. Ricordava una famiglia, degli altri non sapeva dire i nomi. C’era una coppia di sposini, gentili, lavoravano in città. E poi uno studente, un bel ragazzo le pareva, era rimasto molto poco. Io ero stata via per un anno, ricordavo solo la famiglia.

Un giorno non andai in città. Mentii a mia madre, e mi appostai di fronte al palazzo di quella ragazza. La seguii senza farmi notare, ormai non me ne vergognavo neppure. Scoprii dove lavorava, e me l’immaginai, impiegata dell’ufficio postale che parlava alla gente, strana fantasia, non riuscivo a credere che potesse dire più di due frasi di seguito. Fu quella mattina che scoprii di non essere l’unica persona a seguirla. L’avevo già visto altre volte. Era un ragazzino dai capelli castani, quasi insignificante, avrà avuto si e no sedici anni, jeans e maglione, le somigliava. Ma i suoi occhi erano spenti. Lui non m’aveva vista. La cosa mi confortò. Era il fratello; l’accusa. La seguiva da prima che io cominciassi la mia follia, lei lo sapeva. Ogni giorno, ogni attimo della sua vita, e lei lo sapeva. Capii in quel momento perché lei non incontrasse nessuno, perché nessuno la salutasse se non con parole mozzate.
L’ombra la seguiva, e l’ombra era il fratello.
In quel libro che l’amica di mia madre aveva dischiuso quel primo pomeriggio, lì era scritta la colpa. Se era vera colpa. Ma l’accusa era pesante come un mantello fradicio, infamante e malata. E vedere quel ragazzino che la seguiva con l’ossessione negli occhi mi metteva nel dubbio. Incesto: era l’accusa. Quasi un film di terz’ordine. Nelle pagine di quel libro la ragazza aveva sedotto il fratello, ma la madre li aveva scoperti, per questo i genitori non la salutavano più, per questo lei alzava appena gli occhi dal suolo. La seguii (li seguii) fino al suo palazzo, poi tornai a casa.

La vicina di casa m’aveva raccontato una storia, dicendomi affranta che lei non aveva il cuore di crederci. Ma intanto parlava, e m’aveva infilata nell’ombra. E adesso non sapevo se uscirne sarebbe servito a qualcosa. Lei l’aveva cresciuto, il suo piccolo fratellino dalla pelle pallida. La madre lavorava, e loro due erano sempre insieme. Erano cresciuti insieme, l’uno nei segreti dell’altro. E lei s’era innamorata, d’un uomo che l’aveva lasciata. Un mese dopo la madre l’aveva cacciata di casa urlando, dicendo in giro che quella figlia aveva rovinato il più piccolo. Che l’aveva sedotto. Lei se n’era andata in quell’appartamento, una famiglia distrutta. Ma c’era una nota falsa in tutto questo: qualcuno aveva mentito.

Si, lei lo sapeva chi ero io. Eravamo quasi coetanee, tre anni di differenza. Mia madre l’aveva tenuta in braccio, quando io dovevo ancora affacciarmi nei suoi progetti. Mia madre. Mia madre doveva saperne qualcosa. Ma non avevo il coraggio di chiederle nulla: l’accusa era troppo grave. Lei era qualcosa di oscuro, una colpa da nascondere, qualcosa che dovevo tenermi stretto in gola finchè potevo.. Poi avrei gridato. Avrei gridato la verità, l’avrei fatto. Più avanti, con l’aggravarsi della mia ossessione(perché di questo si trattava), le chiesi. La famiglia non era stata distrutta da quelle accuse, lo era già. Da sempre. Lo si capiva dalle mezze parole che mia madre lasciava passare sotto il mio sguardo curioso, da quelle parole che lei non aveva colto già allora. Il padre non c’era mai. La bambina lo aspettava senza parlare. Ma non parlava mai molto. Già allora, già così piccola: era già una bambina cattiva, senza amici, senza educazione. Mia madre ricordava che una volta la madre non l’aveva salutata: la piccola aveva vomitato sul letto, e non voleva spostarsi per lasciarla pulire. Era stata una punizione, quel non salutarla: aveva insultato una compagna. La bambina non mangiava, passava il tempo a disegnare donne che urlavano, donne senza vestiti, senza forme. Le colorava di verde e di giallo. Passava ore sul divano a guardare il soffitto. Non ascoltava i rimproveri di mia madre. Mia madre lasciò il lavoro, sei mesi dopo nacqui io. Poi seppi altro, da altre fonti.
La bimba avrà avuto sei anni, quando era nato il fratello. A dieci era già sotto il suo controllo: smise allora di portare le scarpe ortopediche. Lei lo accompagnava all’asilo e lo andava a prendere, le maestre le regalavano sempre qualcosa. Era sempre sola, facevano quasi pena quei due grandi occhi tristi sotto la frangia troppo lunga. Era diventata una bambina buona, ancor più silenziosa, faceva tutto quello che le veniva chiesto, aveva alcune amichette. Era pallida. La famiglia s’era trasferita per un anno, a nord, in città. Poi erano tornati. La bambina era cresciuta, non la si riconosceva. Neppure lei riconosceva la gente del posto. Dopo qualche anno era scesa la colpa.
Un giorno l’avevo vista appoggiarsi a un lampione. Piangeva. Non c’era nessun altro, in quella strada, solo noi tre: io, lei e il ragazzo. S’era voltata, aveva gridato, ma la voce era strozzata. Vattene. Il ragazzo era scappato, senza rispondere. Lei non c’era più.

Smisi di seguirla. Ricominciai a studiare, come niente fosse successo. Avevo un ragazzo allora, un’anima dolcissima: non gli raccontai nulla. Lei era sempre presente, ora era lei a seguirmi ovunque, anche nella mia stanza. Ero malata, era una crisi d’astinenza. C’erano delle sere in cui la mia mente viaggiava, sognavo di essere lei, scomparivo nell’abisso. Tutto diventava sfocato al confronto di quella sensazione. Non sopportavo più l’idea di essere toccata. Dovevo espiare. Allora studiavo: mi immergevo in una nebbia tiepida e scomparivo, mi lanciavo da altezze incredibili e sentivo funzionare il cervello con lo stesso entusiasmo con cui avrei potuto guardare un’eclissi di luna. Ma ogni tanto m’inceppavo. Mi sentivo osservata. Il mio ragazzo partì per un viaggio, senza di me. Mi stavo sgretolando, senza ragioni apparenti. Un giorno decisi di farle visita. Mi vestii con cura: un maglione blu, pantaloni grigi. Mi lavai i capelli. Davanti al campanello mi bloccai. Un rumore di passi alle mie spalle: una vecchia con uno sguardo banale, pettegolo. Suonai per soggezione: non c’era nessuno in quell’appartamento. La vecchia si pulì le ciabatte sullo zerbino, si fermò sulla soglia. La sua soglia. Suonai di nuovo, fingendomi scocciata, come se il campanello fosse rotto. Mi voltai e salutai la vecchia, andandomene.

Il mio ragazzo tornò, finsi di stare meglio. Era stato lontano: ero strana perché mi era mancato. Mi credette. Molte cose non le ho ancora chiarite. La mia follia. Niente poteva giustificarla di fronte alla storia delle mie abitudini. Ero sempre stata normale. Adesso che sono guarita lo so. Lasciai il mio ragazzo, dopo. Gli avevo mentito e l’avevo fatta franca. Solo per questo sarei potuta arrivare ad odiarlo.

Un giorno vidi il fratello di fronte alla mia finestra: capii perché mi sentivo osservata. M’aveva vista, scappando. Ed ora era lui a seguirmi. Iniziai a vestirmi in modo anonimo, non mi truccavo. Alle volte mi sedevo a leggere alla fermata del bus, a rinfrescarmi, dicevo a mia madre. Guardavo il palazzo di fronte, e il ragazzo restava nascosto, a fissarmi. Forse potevo davvero diventare lei.
Un giorno suonò alla mia porta: ero in casa. Mi disse di smetterla. Di lasciar stare lei e il fratello. Le chiesi di parlare, le dissi che volevo sapere la verità. Le chiesi di dirmi come sapeva di me. La verità, credevo ancora di poterla trovare, la fenice. La vedevo come un rospo in letargo, sporco, nascosto, brutto. Eppure concluso: si motivava da sé, al mondo non doveva ragioni. Lei aveva una camicia verde, e un paio di jeans: quel giorno era giovane. I capelli erano sciolti, morbidi e castani: mi guardò, con quegli occhi completamente tristi. E parlò. Odiava la madre, pazza, la definiva. Sua madre aveva tradito quel padre assente ed atteso, lo capii. Per questo l’odiava: il fratello era figlio del padre, ma lei non sapeva. Non poteva sapere. Era tornata ragazzina, col fratello ed i genitori, in questo posto che non ricordava. Sapeva che lei qui era stata cattiva, ma non ricordava. Il fratello era cresciuto, con lei. Lui aveva paura dei temporali, e delle urla. Lei aveva paura degli altri. Dormivano nello stesso letto, per non avere paura. Io la guardavo, si, ascoltavo, ma la curiosità era meno forte del desiderio. No, non volevo la verità. Parlava a bassa voce, una voce strana, morbida, che ogni tanto s’impennava per ricadere nell’angoscia del mare piatto. Era una voce che sapeva essere qualsiasi cosa, che poteva esserlo, lo si capiva. Ma era irresoluta, restava nell’ambiguo. I capelli erano sottili, lucidi, ondulati, la pelle, morbida, sottile. Non aveva profumi, se non un odore, leggero, di ragazzo pulito. L’amavo. Avrei voluto toccarla, avrei voluto che mi toccasse. Mi parlò di lui, di quel fantasma. S’erano guardati aspettare, di fronte a una fermata d’autobus. Pensai ai suoi occhi, li pensai nella passione, mi si sciolse il coraggio: abbassai lo sguardo. Il fratello lo odiava: lei era cambiata per qualcun altro.

Vi prego, seguitemi. So che voi, sani, volete sapere quello che fino a quel momento avevo creduto di volere anch’io. La verità. Ma vi prego, seguitemi in quelle che erano le mie fantasie. Sapevo già com’era con lui. Io lo sapevo. Saperlo mi tormentava la carne. Voglio che voi lo sappiate. Per questo racconto.
Aveva sempre saputo di non essere bella. Lui lo sentiva (so che lui lo sentiva, come lo sentivo io). Ma sapeva esserlo per qualche istante, abbastanza per incontrare il suo respiro. Le bastava aprire più lenti quegli occhi alla luce, lasciarli fondere un attimo nel sole. Lei guardava il mondo a metà, per lui. Per farlo perdere. Lui la temeva. Temeva i suoi gesti inutili e spenti: non era più giovane, non lo era mai stata, quel viso da bambina. Eppure lo era. Per questo l’amava. Si amavano così. E io lo sapevo. Voi, ora, lo sapete. Se potete capire. La ragazza cattiva continuava a non parlare alla madre. In paese nessuno sapeva. Lo studente era alto, aveva abitato qui, nel palazzo di fronte. Unica cosa che avrebbe potuto strappargli, per conservarla, quel sorriso che lo trasfigurava (quasi finto). Doveva andarsene, andarsene via, alla città, come aveva fatto lei, tanti anni prima. Si scrivevano. Il fratello aveva smesso di mangiare. I genitori non capivano. Lei, dopo un paio di settimane, smise di rispondere a quelle buste bianche. Lei studiava, sembrava destinata a grandi cose. Il fratello s’era ripreso. Si rividero. Per caso, di fronte alla fermata del bus. Non potevano stare lontani, non allora. Il fratello si chiuse in camera. Per otto giorni. La madre vide la figlia con lo studente, alla stazione. Il fratello era ancora nella stanza. Stavo piangendo io al suo posto, lei era secca, svuotata. Sembrava non sentire più pietà per se stessa. Tremai, perché doveva parlare ancora, con quella voce terribile. La madre aveva chiesto al ragazzino perché restava nella stanza. Lui aveva risposto, a parole smozzate. Era colpa della sorella. La madre credette il male possibile, per quella ragazza cattiva. E fu il sospetto. L’ombra.
Il suo studente aveva saputo. Le sue mani tanto lunghe l’avevano cercata. Ma lei era scomparsa, scacciata. Tutto s’era dissolto. Si rincontrarono. Lo lasciò, senza spiegazioni, solo guardandolo con occhi nebbiosi, deserti. Non poteva più essere nulla, se non notte e silenzio. Fuggì da lui. Poi una donna lo sposò. Il giorno del matrimonio lei andò al cimitero, a coprire le tombe dei soldati morti da troppo tempo perché qualcuno ne ricordasse il dolore.

La settimana dopo l’avevo incontrata, davanti alla fermata del bus.
Mi guardò da lontano, ma non con la rabbia e il disprezzo che sapevo di meritare. No, ero qualcosa, un oggetto, un ostacolo amorfo alla fuga dei suoi occhi verso il vuoto del ricordo. Vidi in lei l’assenza. Capii forse perché avevo potuto impazzire. No, non desideravo lei. Ero attratta da quel nulla, dovevo riempire quello sguardo, almeno col pianto. Renderla viva. Desiderai le sue lacrime, ne sentii il sapore in gola. Le sue labbra erano ruvide, secche, screpolate. Da un taglio al centro del labbro inferiore vedevo la carne, il sangue. Taceva. I suoi denti coprivano la lingua che inumidiva quel taglio, le afferrai una mano. Dovevo lasciarli in pace. Dovevo. Se ne andò.

Lo feci. Li lasciai in pace. Tornai a vestirmi come prima, a truccarmi, a studiare. Tornai alla normalità, alla luce. Il fratello smise di seguirmi. Scomparvero, come fantasmi dissolti nell’aria.

Ora, ora che tutto è finito e riesco di nuovo a vedere, forse ora ho capito. Ma non potrò mai spiegare. Ora so che davvero l’amavo, del desiderio suicida d’una pazza per il sangue. Volevo perdere me stessa. Ma lei non era riuscita a farlo, per questo non riusciva più a vivere. Era rimasta la lapide di se stessa. La follia era la sua compagna silenziosa, la sua amante, l’unica che potesse accarezzarle il pensiero. Io avevo desiderato quell’ascetismo insano, ne ero quasi impazzita.

Ora mia madre è nell’altra stanza, che parla con la vicina. Ma non l’ascolto. Ho smesso da tempo di guardare negli occhi della gente per strada.

24 maggio 1995

prossimamente. Di nuovo

terzo post della giornata, oggi sono prolifica:
non ci crederete, ma sto finalmente riordinando gli appunti del festival di Mantova. Così, a mente fredda, posso sperare di scrivere qualcosa di decente. Anche perchè, udite udite, venerdì inizia il Teatro Festival a Parma, e io ci sarò. E voglio farvi dei report sugli spettacoli che andrò a vedere. E intendo fare questa porcheria pure per tutta la stagione (affari vostri, praticamente sarò a teatro tutto l'inverno). Preparatevi.. è una minaccia.
E comunque, ne profitto per una noticina triste.
Sono in un momento strano, normalmente nei momenti bui mi aggrappo come una scimmia alla serenità degli altri, è come una rassicurazione, è il sapere che c'è sempre una soluzione. In questo periodo mettermi a confronto con la felicità altrui mi costa un incredibile sforzo. Questo stato d'animo non mi appartiene, non fa parte della mia storia. Non lo voglio. Speriamo bene, speriamo che passi.

(per quelli precisi, la maledizione del 13° giorno si è ripetuta anche questo mese: vedi qui)

perchè siamo ben disposte

Dato che ho messo la foto del compleanno, mi pare opportuno in questa sede segnalare alcune battute che a quella data risalgono.
In pratica, per non fare la gran donna che ha pronta la citazione all'uopo, stamattina, mentre lavoravo (lo so, è domenica, e sono una sfigatissima atipica), ho cercato un indirizzo sul mio taccuino. E lì ho ritrovato delle chicche che non potevo trascurare. Quindi, eccovele qua.

A noi ragazze insegnano a non credere a quello che si vede nei porno.
Nino, 28 luglio 2007, ore 23.50


Barbara: Tornano tutti indietro.
Bobi: Si, ma qui è come la marea, torna indietro la merda.
29 luglio 2007

mercoledì 17 ottobre 2007

ed eccomi qua, stavolta per intero

E quindi, dopo l'ultimo post, mi pare giusto pubblicare, anche se solo per pochi giorni, questa bellissima foto scattata dal favoloso Macs la notte del mio 31esimo compleanno.
Come sempre, la mia fotogenicità (!?!) dipende tutta da chi sta dall'altra parte dell'obiettivo.
n.b.: stavo spacchettando i regali.

mercoledì 10 ottobre 2007

and the winner is..

Dopo Sally Field (fiori d'acciaio, Forrest Gump, Bolle di sapone..), che ha trionfato per anni in questo ruolo, ecco una new entry: Sabina Guzzanti. E' lei quest'anno a ricoprire l'incarico di "attrice a cui somiglio secondo i miei amici".
La ringrazio fin d'ora per l'impegno dimostrato.

giovedì 27 settembre 2007

Piante e Animali Perduti

Non ci sono, lo so. Questo post è per tutti quelli che già sanno che da giorni sono occupata con capre e cavoli. Duramente siamo quasi all'evento, da lunedì torno alla mia vita pseudonormale. A presto.

martedì 18 settembre 2007

Bobi's returns

Bene, stasera, la solita stupenda ragazza single appena rimasta sola dopo le solite travagliatissime relazioni, mi ha detto una frase che, dopo i trent'anni, finiamo per dire tutte:

assioma dello scapolone
"Se uno a quarant'anni è ancora da solo, un motivo c'è"

Così, ragionandoci un pò sopra, m'è venuto questo

corollario dell'accoppiato
"A volte, l'unico motivo per cui un uomo non è solo è che in giro c'è qualche donna più disperata di te"

Meditate, ragazze, meditate.

domenica 16 settembre 2007

YouTube

La fama è arrivata. Io e Mirka siamo finite su YouTube mentre ci facciamo abbracciare al festival di Mantova. Il bello è che a dirmelo è stata Sara da Londra (che, tra l'altro, ha abitato con Francesca e Anna, che hanno abitato con me), che a sua volta lo sapeva perchè le due ragazze che hanno realizzato il video sono amiche di una sua ex coinquilina. Coi legami d'appartamento i 6 gradi di separazione ci fanno un baffo. Bene, vi metto il link qui sotto, divertitevi.

http://uk.youtube.com/watch?v=mT-aukxgJU4


lavori in corso

Si, lo so, prometto prometto, e poi non scrivo mai. Nel frattempo ieri sono stata a Carpi a sentire Galimberti per il Festival della Filosofia. Ho preso appunti, da buona secchiona. Sono indietro di settimane pure con il mio carnet, ma in realtà il grande evento è che abbiamo montato la libreria. Era sul pavimento dello studio da marzo, capiatemi (si dirà così? Dov'è Sorianni, quando ho bisogno di lui??). Comunque, dopo la caccia all'olio di lino per rinfrancare lo stanco tek vintage della mia favolosa library, oggi dovrò assolvere l'ingrato compito di stenderlo, quell'olio. E, dato che ottobre sarà un mese di fuoco, nelle prossime settimane, oltre a lavorare come una schiava, dovrò finire il restyling dell'appartamento, prima che arrivino gli operai. Però cercherò di fare la brava. Oddio, in tutto questo devo pure programmare un tour in Scozia, visto che la magnifica Silvia rientrerà a metà ottobre. Insomma, vedete il casino. Ci provo.

lunedì 10 settembre 2007

nota informativa generica

Dato che ultimamente mi sono spesso trovata a dovermi giustificare per questa mia scelta, e dato che mi sono un pò rotta le scatole di doverlo fare, ecco la risposta definitiva. Ci sono una miriade di ottimi motivi, ma il motivo per cui non ho rapporti completi da 5 anni e mezzo è che mi fa tristezza. Fare sesso senza intimità, in questo momento della mia vita, mi fa sentire più sola. Perdendosi quindi l'unico valido motivo per farlo, non ne vedo la necessità. Prometto ai tanti amici e conoscenti preoccupati della cosa che, quando capiterà, informerò tutti tramite inserzione sulla stampa nazionale. Grazie.

domenica 9 settembre 2007

mantova ( e due)

Bene, sono appena tornata, abbiamo ascoltato, parlato, mangiato, salutato tutti. Io e tutte le persone che erano felicemente con me. Nei prossimi giorni vi farò un piccolo report su tutte le cose notevoli, tra le quali la favolosa Osteria Pavone, 5 tavoli in tutto e gestori simpaticissimi. Devo trovare lo scontrino del bar dove ormai ci preparavano il caffè e le paste con la nutella all'arrivo, e quello dove il cameriere ci ha dato ragione quando i caffè ci sono sembrati cari, così vi dò i nomi e sapete dove andare alla prossima edizione. Intanto inizio a pulire casa, che ha bisogno di una disinfestazione dopo essere stata per quattro giorni una specie di ostello della gioventù. E soprattutto dopo essere diventata un deposito dei libri nuovi e dei taccuini che ho accumulato. Prima o poi le travi del pavimento mi abbandoneranno al mio destino. A prestissimo, e buona notte anche a voi.

giovedì 6 settembre 2007

mantova (e 1)

Ciao a tutti, sarò rapidissima, 'chè in realtà sto aspettando che sul sito della buona stella compaia l'oroscopo di domani, dato che quello di oggi m'aveva preso un pò male.
Chuck è stato fantastico, sorriso e sguardo strepitosi, ma soprattutto, ha attaccato alla mia copia di cavie un favoloso adesivo con l'indirizzo del suo ufficio stampa (o relazioni con il pubblico? tipo un'Urp per autori di best sellers). Quindi, al termine della lettura del suo ultimo romanzo, cercherò d'ingegnarmi per trovare la domanda favolosa, quella che farà di me l'incredibile lettrice italiana che gli ha scritto. Ridete pure, fate bene. Fine del momento piccoli fans. Non è vero, domani c'è Gaillman. Farò di nuovo la groupie. Divertentissimo.

Mantova!!!

Miei adorati, domani inizia il grand tour al Festivaletteratura di Mantova, cioè, il festival è iniziato oggi, ma io e Mirka saremo lì domani, a fare le piccole fan di Chuck (chi non ha letto almeno Fight Club cerchi di recuperare). Mi faccio firmare pure i fazzoletti da naso, se serve a darmi un feticcio. Come vedete, sono già nell'umore della manifestazione. Chiaramente, i biglietti erano esauriti prima di essere messi in vendita, mi sono persa Grossman e finirà che dovrò seguirlo in Israele. Comunque, tutto questo per dirvi che vedrò un sacco di gente, tra cui i più importanti saranno i miei amici presenti, compagni di mille avventure. Chissà che poi non vi racconti qualcosa di divertente. Direi che è altamente probabile. Poi vi racconterò anche della settimana scorsa e di quella prima, siate buoni e abbiate (ancora) pazienza.
N.B.: Silvia, le foto il mac non le ha salvate, era una finta. Ti prego, ti imploro, mandamele via mail, così le metto anche qui e vedono anche loro cosa abbiamo combinato in quel di Vinca.

lunedì 3 settembre 2007

le mie più care amiche

Come già vi ho accennato tante volte, ogni volta che rimandavo la pubblicazione di un nuovo post, ogni volta che vi dicevo “sto scrivendo, sto scrivendo, abbiate pazienza”, questi ultimi mesi sono stati densi di eventi e di sviluppi. Gli ultimi giorni, e un incontro in particolare, hanno portato al pettine tutta una serie di nodi irrisolti, che stavo tirando come un'ossessa ormai da troppo tempo. C'è chi si fa la crisi post laurea dichiarata, chi la conclude con eleganza e leggerezza, e chi si porta strascichi ingombranti, per qualche anno o per tutta la vita. C'è chi la tesi non l'ha fatta né la farà mai, e al nocciolo ci arriva un po' prima o un po' dopo, ma qui stiamo parlando di me, e il panorama evidentemente è ristretto. Pensavo il problema fossero i rapporti con gli uomini, e lo sono, lo sono stati e forse sempre lo saranno. Ma quello che mi impediva di crescere era forse il mio rapporto con le donne, fatate creature dai cuori grandi e accoglienti, miei grandi amori di tutta una vita. E' difficile spiegare l'innamoramento per la mente di una persona a cui ti senti affine, quella cosa che ti prende e ti porta ad esserne amica e confidente. Quando sento una donna dire che tra le sue simili non esiste amicizia mi prende uno spasmo, e una pena per chi evidentemente non ha mai conosciuto tutto quel groviglio colorato e caldo di complicità e attese che sta dietro le amicizie tra di noi, quel groviglio che ci porta a piangere un'amica persa come se ci avessero strappato un arto. L'ho conosciuto presto, perdendo la mia migliore compagna di giochi a 12 anni, in un modo assurdo, adottandone riadottata la cugina, distante sideralmente da me, unico legame l'amore per Marta, bambina di miele che teneva per noi quelli che erano i primi sintomi dell'adulta che avrebbe potuto essere. Sono cresciuta costruendomi una culla di morbide braccia affettuose, fuori e dentro casa, con mia sorella non sorella che mi reggeva in famiglia, e le altre a procurarmi sogni in cui fuggire. Da quando mi sono laureata, due anni fa, tengo accanto alla scrivania la foto fatta con gli amici, quasi tutte giovani donne sorridenti e imbarazzate, nei loro vestiti migliori, solo per farmi piacere fermate come farfalle in una teca. E, in questi mesi, ho visto allontanarsi da me quelle creature, quasi mettendo una croce sui volti ogni volta che un rapporto si chiudeva, o, semplicemente, perdeva passione. Dopo 5 anni da single, la frase di un amico (per la prima volta un uomo) mi ha convinto ad aprire una porta, e ad iniziare una storia con quello che è stato il mio adorato ragazzo. E' stato difficile cambiare il punto di vista, accorgermi che fino ad oggi vivevo le mie storie attraverso il racconto che ne facevo alle altre della mia piccola tribù. Stavolta l'ho vissuta con lui, è finita male, ma è trascorsa bene. Sono cambiata, e vedo dove potrei arrivare. Vedo le mie radici, e temo di doverne strappare qualcuna per potermi mettere davvero in cammino. Fabrizio è stato un punto di svolta, io non lo sono stata per lui, ma bisogna guardare a se stessi come palazzi in costruzione, e apprezzare chi ci ha aiutato a costruire ogni piano. Oggi mi accorgo che non posso più vivere me stessa come un progetto che forse non verrà mai realizzato, so che è troppo ambizioso e che mi costerà caro, ma al mondo ho il solo compito di portarlo a compimento, quel disegno. Vedo gli strumenti intorno a me, e, nell'eterna attesa di partire col quarto piano, ne ho fatto arrugginire qualcuno. Come se fossero stati troppi, e per pigrizia avessi pensato di poterne lasciare un paio per strada. Non potrei, non è la vita che voglio per me. Oggi, a 31 anni passati, 2 dalla laurea, e 20 dal menarca, sto ripartendo di nuovo. Devo rinforzare le fondamenta, capire cosa eliminare e cosa conservare, e trovare il coraggio e l'energia per mettermi al lavoro. Lo stavo già facendo, ma adesso so perchè. E' difficile diventare grandi. Rifarei tutto, ma non lo rifarei di nuovo.

martedì 28 agosto 2007

parto di nuovo

Domani me ne torno a fare un corso di scrittura creativa, che in realtà è una bella scusa per stare 5 giorni 5 sul cucuzzolo di una piccola montagna a parlare tutto il tempo di libri e letteratura. L'anno scorso mi ha fatto risalire a un picco di produttività letteraria che non avevo dai tempi del liceo. Vedremo se funziona anche quest'anno. Intanto, avrò altre pagine da scrivere sul mio carnet, che continuerà tranquillo tranquillo anche durante il festival della letteratura di Mantova, che quest'anno proverò a seguire per intero, con tre amici carissimi, ospiti qui. Ad inizio anno una persona mi aveva suggerito di fondare un caffè letterario. Le avevo risposto di si, poi è scomparsa. Se ci sei batti un colpo, qui stiamo agendo in giro per l'Italia, corriamo qua e là a reading notturni di poesia e altre amenità. Così magari mi passa la tristezza e ricomincio a scrivere. A lunedì.

venerdì 24 agosto 2007

ieri, oggi, e poi di nuovo a casa

Ti capita a volte che il caso prepari sorprese. E così, magari mentre risali tranquilla una montagna, vedi sul ciglio della strada l'unica persona che ti abbia davvero fatto uscire da te stessa, quella che credevi capace di trasformare il mondo in un arazzo arcobaleno, quella che un giorno di marzo di tanti anni fa ti ha spezzato il cuore, rendendoti incapace di ritrovare la tua ingenuità di bambina.
Non so se questa storia abbia un lieto fine, non so cosa intendiate per lieto fine, ma ho di nuovo quel peso sul cuore, la mia vecchia stanca ferita, che fa pulsare quella più nuova, come a dirle: "ancora non basta".

giovedì 23 agosto 2007

facciamo gli scongiuri

Bene, tra cinque minuti parto. Passerò le prossime 36 ore pensando a tutti i disastri che potrebbero accadere a me o ai miei averi: terremoti distruttivi in Valpadana o in Toscana, incendi apocalittici del mio appartamento, alluvioni sul cucuzzolo della montagna, ladri talmente informati da venire a rubare un laptop del '97 e un vhs che non riavvolge e non registra, caldaie spente che esplodono, fughe di gas coi rubinetti chiusi e allagamenti in cantina. Per non parlare dell'automobile nuova coi suoi incidenti, e delle frane e dei vandali che spaccano i finestrini per rubare le copie dei cd, e degli attacchi allergici mortali che potrebbero cogliermi. Bene, ora che li ho scritti mi sembra di averli esorcizzati. O magari li sto chiamando???
A domani notte, o sabato mattina, chissà?

lunedì 13 agosto 2007

vacanze?

Nelle ultime settimane sto postando poco. Continuo a lavorare, a riordinare cose in sospeso e a guardare telefilm fino a tarda notte, il che non aiuta. Sto scrivendo un piccolo carnet di non viaggio, dato che non sono andata ne andrò davvero in vacanza. L'ho iniziato il giorno del mio compleanno e lo sto scrivendo a mano, come non facevo da un sacco di tempo. Intendo scriverci soltanto nei giorni di pausa, quelli che sostituiscono le vacanze. E finirlo a natale, sia mai che io riesca a fare almeno uno dei due viaggi che vorrei fare prima della fine dell'anno. Vorrei infatti andare a Londra, dalla mia amica e quasi ex coinquilina Sara di Cagliari, e da lì raggiungere Silvia, che da un anno vive vicino a Glasgow: vorrei attraversare la campagna inglese in treno, e lo so che spenderò più che in aereo, ma volete mettere il romanticismo?? Ho sempre amato Jane Austen, non potrei mai rinunciare. L'altro viaggio sarebbe Israele, ma non so se il lavoro e il conto in banca me lo permetteranno. "Perchè Israele" è una storia lunga e complessa, che anche io debbo ancora capire bene, ma sembra che negli ultimi tre mesi stiano venendo al pettine alcuni dei nodi cruciali della mia coscienza, li lascio arrivare e conto di scioglierli in gloria ed armonia. E' difficile, ho iniziato questo blog perchè intendevo pubblicare quello che scrivo da una vita, poi la mia storia d'amore ha avuto una brutta fine, e ho buttato tutto qui, per la prima volta non volevo piangere troppo con gli amici. Mi è venuto più semplice affidare la rabbia e il dolore alla Rete, qui a leggere non è che siate in tanti, e il trasformare il blog in un vero diario non mi ha certo incoraggiata a fargli pubblicità. Ora sta diventando tutto ancora più complicato, dato che so che queste pagine hanno avuto un'influenza reale sulla mia vita (a febbraio fecero tornare da me il ragazzo che amavo, e ancora non me ne capacito), e temo un po' le conseguenze che potrebbe avere il mettere per iscritto qui tutto quello che è accaduto. La mia ultima storia è stata importante, almeno per me, e mi ha costretta a rivalutare tutti gli affetti che avevo costruito. E' stato difficile e doloroso, e mi rendo conto che durerà ancora: sono meno tollerante con gli altri, perchè lo sono diventata di più con me stessa, ora mi è più difficile pensare che sia comunque colpa mia quando qualcosa non va con un amico, e mi è più difficile ignorare quello che mi ferisce, o semplicemente mi delude. Non so se sono migliorata, di certo sono cresciuta. E quindi eccomi qui, a fare un punto a capo: non sarà un'estate di riposo, ma di certo sarà un'estate di chiarezza e lucidità. Persone nuove sono entrate nella mia vita, alcune hanno trovato un loro posto più preciso, altre ne stanno uscendo con un accanimento degno di altri fini. E ci sono cose da fare, da imparare, da cambiare. Mi sembra di vedere la mia vita come un work in progress, come una lista di obiettivi che sto spuntando uno ad uno, dal riordinare i libri al cambiare punto di vista sui problemi. Ieri mi sono trovata a discutere con la madre di un'amica del perchè io non abbia ancora figli. E tutto quello che mi rimane di quella conversazione è che non voglio che più nessuno si senta in diritto di giudicare le mie scelte di vita, e non perchè siano le mie, ma perchè è sbagliato il farlo. Vedete, è complicato. Stanotte potrei partire a parlare della ricetta per l'orata al sale e finire per fare dichiarazioni etiche o religiose. E' un periodo un po' così, se potete vogliatemi bene lo stesso.

domenica 29 luglio 2007

happy birthday to me

Oggi compio gloriosamente 31 anni! Ringrazio tutti quelli che mi hanno già fatto e mi faranno gli auguri. Silvia, non sei stata la prima, ma sicuramente la prima con un diverso fuso orario.

lunedì 23 luglio 2007

Giusto per aggiornarvi sulla casa degli spiriti:
- il fabbro è latitante da una settimana (del resto il falegname son 5 mesi che fa orecchie da mercante..)
- la mia caldaia, dopo 16 giorni 16 di cure affettuose da parte di tutto uno staff di idraulici, ha rivelato il suo dramma interiore: è convinta che sia ancora inverno, nonostante il termostato ambientale e le sue manopole stiano cercando di dissuaderla da mesi. L'effetto è che, povera, quando le chiedo acqua calda lei lo intende in senso più ampio, e ne manda pure ai termosifoni.
Quindi, se voglio fare una doccia, riscaldo anche la casa. Il che mi pare opportuno, dato che il resto d'Italia sta patendo la topica morsa del caldo estivo.

domenica 15 luglio 2007

I did it again

Ci risiamo. Eccomi qui ad urlare "Annunciazione annunciazione!", e grandi eventi che accadranno, e altre piccole grandi cose n arrivo sulle mie solitarie pagine. Invece no.
Oggi, lista delle piccole grandi sfighe quotidiane:
- sabato scorso (non poteva certo essere in un giorno feriale) mi si è rotta la caldaia. Per chi sta pensando: poco male, c'è un caldo mortale, ecco l'aneddoto con cui divertirvi. Per fare la mia doccia quotidiana senza rischiare che la mia ernia al disco si risvegli grazie alla scottish version, devo usare l'innaffiatoio che uso per innaffiare le viole. Ho così scoperto che, sui dieci litri d'acqua che sto usando (le condizioni disagiate non invogliano a durate superiori), ne basta uno di bollente per avere la temperatura giusta. Al Gore ne sarà felice.
- due giorni prima della caldaia, il box doccia si è definitivamente scardinato, e ora rischia regolarmente di cadere ed andare in mille mortali frantumi, essendo di vetro. Per tenerlo fermo quando non lo uso lo blocco con lo scotch da elettricista.
- ecco, ora immaginatevi una che fa la doccia con l'innaffiatoio in una doccia coi pannelli che si aprono a ventaglio e non cadono solo grazie allo scotch.
- oggi pomeriggio, conscia del caldo e della poca voglia di fare qualcosa, sono scesa in macchina a prendere un paio di cd. Mentre chiudevo il garage m'è rimasta in mano la maniglia. Dopo quaranta minuti sotto il sole passati a: a) aprire il garage con aria disperata perchè la macchina era dentro e se non si apriva lunedì al lavoro chi ci andava; b) tentare di riparare la situazione con gli attrezzi e le competenze a disposizione; c) constatare di aver peggiorato, se possibile, la situazione; d) rassegnarsi e maledire il fatto che anche stavolta fosse sabato pomeriggio.
Bene, ora che siete entusiasti, sappiate che forse domani vi parlo della sfiga del giorno 13, che pare essere molto propizio per farsi dare pessime nuove da pessimi ex.

mercoledì 4 luglio 2007

E comunque, il mio oroscopo di questo mese -uno dei cinque che ormai consulto con regolarità, anche se l'unico a cui dò vera fede è quello di Horus, pessima eredità della mia pluriennale lettura di La Repubblica e dei suoi supplementi- dice nefandezze. E che andrà meglio ad agosto.
La cosa tremenda è che continuo ad ignorare il mio ascendente. E che continuo a farmi i tarocchi gratuiti on line.
E, a parte questo, sto elaborando una serie di infausti eventi che riverserò anche su di voi al più presto.
Va bene, anticipazione
Può essere che questo diventi davvero un blog collettivo.
In parte già lo è, ci sono un sacco di rinvii alle vite di persone che conosco, e che leggono e approvano , o rimproverano, quel che pubblico qui.
Ma in realtà, può essere che a breve questo blog ospiti le tragedie sentimentali delle donne e non solo che conosco. E' un punto d'arrivo che mi ero prefissata, e non vedo l'ora di rendervi partecipi.
L'inizio ufficiale sarà per il prossimo sabba, che, solo per quest'anno, si terrà per il mio compleanno. Un sabba d'astinenza è una cosa seria, e un sabba di compleanno forse lo è ancora di più. Grandi eventi s'avvicinano, e soprattutto grandi abbuffate. Può essere che finiranno sul blog anche le foto dell'evento, per allora, sappiate una cosa: quest'anno, più che i regali o gli auguri - sempre graditissimi, e sempre accettati a lungo termine, dalla metà di luglio alla metà di agosto, perchè io non mi formalizzo- mi farebbero piacere i vostri racconti. Non importa che sappiate scrivere, importa che abbiate una storia finita male o maluccio, o comunque finita, di cui ci volete rendere partecipi. Se vorrete, la rimetterò in sesto per essere narrata, ve la rispedirò perchè la controlliate ed approviate, e poi la pubblicherò sul blog. L'obiettivo è creare una banca dati a cui far rivolgere chi sta cercando una bussola nel mare inquinato delle relazioni d'inizio millennio.
L'obiettivo è farci un'enorme seduta di autocoscienza per cercare tutte/i insieme un bandolo qualunque della matassa, e per ricordarci che alla fine a perderci sono sempre loro.

perchè stasera ho pianto

Oggi, una terribile verità. Di tutte le relazioni con cui sono entrata in collisione in tutti questi anni, mie e soprattutto altrui, ho potuto verificare una cosa:


Assioma di A.
Gli unici uomini che rimangano fedeli, presenti, attenti, gli unici uomini che non diano segno di credere la donna che hanno accanto qualcosa di poco più importante di un accessorio per la casa, sono quelli terrorizzati. Quelli che subiscono con regolarità e crudezza la minaccia di essere lasciati, o traditi.

Corollario
Per essere sicure che il vostro uomo non vi pianti in asso senza riguardi o spiegazioni, che non vi tradisca senza ritegno o vergogna, che non vi rivolga graziose parole del tipo "sono uno che s'accontenta, infatti sto con te", fatelo vivere in un romanzo di Stephen King. Le fortunate che lo fanno istintivamente, ne ricavano quotidiano giovamento.

sabato 30 giugno 2007

Sempre perchè ormai qui si sta a mezza strada tra il libero sfogo dei cazzi miei e l'afflato lirico proveniente dai miei neuroni più commossi, mi scuso con tutti per la spiccata irregolarità dei miei post. Sto lavorando moltissimo, e passo giornate meravigliose in compagnia del mio lavoro, di cui mi sono potentemente invaghita. Vorrei anche raccontarvi di quanto è bello tirare con l'arco, disciplina che ho avvicinato dopo la recente rottura traumatica, perchè con gli anni ho imparato che non c'è niente di meglio che un bell'inizio per accettare una brutta fine. E magari toccare tutta una serie di argomenti che mi stanno appassionando in questo momento così intenso: la religione (intesa come le religioni: per lavoro sono entrata in contatto con una realtà diversa dalla mia, estremamente affascinante. Il che mi sta portando a studiare, poi vi spiego), l'arte, la sessualità e il rapporto col corpo. E l'astinenza: dal cibo, dal sesso, dalle droghe e dal caffè, praticata da me o da altri, per differenti e lontanissimi motivi. Negativa e/o positiva, anche questo per vari e mutevoli motivi.
E, sostanzialmente, il crescere.
Credo abbiate capito che sono estremamente incasinata, ma arrendiamoci, lo dice il mio oroscopo e io cedo al volere degli astri.

sabato 23 giugno 2007

appunto

E, pessimamente, questa cosa la metto qui, così vedete il work in progress:
nelle ultime 24 ore
- Diario di una ragazzina (da collegare a thirteen e a Zoe Trope)
- Enigma -Moana Pozzi (non spaventatevi, è un filo aggrovigliato in modo mooolto tortuoso)
- Memorie di una geisha
- Lady Henderson presenta
La cosa non è stata assolutamente premeditata, ma tant'è.
Poi vi spiego che ne penso e perchè questa cosa mi ha fatto venire in mente un sacco di spunti narrativi.
Intanto però già vi anticipo che, scritto il post definitivo, questo scomparirà.

nuova comunicazione di servizio

Sto aspettando una telefonata. La telefonata non arriva, il che mi sta facendo valutare tutte le peggiori ipotesi. Dato che il valutarle non mi aggrada, dato che intendo sempre pensare il meglio delle persone, quella telefonata preferirei riceverla al più presto.
Scusate tutti, ma a volte bisogna pur trovare un modo di comunicare senza essere troppo invadenti: il blog per questo è perfetto. Se a uno va di fare finta di nulla, può dire di non averlo letto.

Comunque, dato che mi sento antipatica a non scrivere niente per chi non è direttamente interessato alla telefonata in questione, colgo l'occasione per rispondere a chi mi ha chiesto come mai scompaiano dei post dal blog, a volte anche senza preavviso: in relatà mi divertirebbe molto leggere le vostre reazioni alle modifiche qui, anche perchè ne faccio in continuazione: non sono mai contenta del risultato. Già, stasera ho fatto un regalino alle singles e pure alle altre dotate di buon gusto.

venerdì 15 giugno 2007

Mary aveva un agnellino@giorgia

Quando l'abbiamo fotografato aveva meno di 24 ore, eppure già ci snobbava.

giovedì 14 giugno 2007

cicatrici

Per guarire da mali come la malattia di Parkinson, o quella di Alzheimer, o l'infarto, una volta che il danno è fatto la medicina può ben poco. Passi avanti sono stati compiuti nella prevenzione, o nella cura dei sintomi, ma la riparazione delle lesioni resta quasi sempre irrealizzabile. La difficoltà nasce dalla natura stessa del corpo umano, che ha capacità di autoriparazione molto ristrette: un'escoriazione della pelle cicatrizza con facilità, un osso fratturato si risalda; se però un infarto distrugge una parte del muscolo cardiaco, il tessuto perso viene rimpiazzato da tessuto fibroso, incapace di contrarsi, e il cuore perde forza. Ci sono animali in cui non è così. La coda della lucertola, una volta persa, ricresce; i lombrichi, tagliati a metà, possono rigenerare due individui distinti.

da La cura che verrà (24/06/2002)



Ci sono persone che ci feriscono senza neppure rendersene conto.
Ci sono persone che non hanno mai amato, che non sono mai state lasciate. Loro non sanno. Semplicemente, non sanno.
Credono che possa “passare”. Credono sia come un raffreddore, che basti aspettare perchè passi.
Invece è come un infarto. Il muscolo del cuore non guarisce col tempo, non può tornare come prima.
Certe lesioni non guariscono mai completamente, il tempo serve soltanto per imparare a convivere con le cicatrici.
Gli amori finiti, col loro carico di sogni perduti e illusioni strappate, ci rimangono dentro, per sempre. Certi ricordi sono sempre pronti a far male, anche dopo anni, non importa cosa sia successo, ogni volta ci faranno risentire quella sensazione, come se mancasse l'aria, come se piombassimo nel vuoto.
E si rimane lì, a ricostruire se stessi e la propria vita pezzettino per pezzettino, con la fatica dei piccoli gesti inutili, con la paura che succeda di nuovo, e che prima o poi qualcuno di quei pezzettini vada perso per sempre.

Semplicemente, non sanno.
Hanno bisogno di sentirsi puliti, di sentirsi onesti, e continuano a strappare i punti che faticosamente ci cuciamo sulla pelle.
Non lo sanno quanto è delicato, quanto è faticoso, quanto è fragile lo sforzo per tornare alla vita di prima. Non lo sanno quanto sia difficile una riabilitazione. E, senza coscienza delle proprie azioni, colpiscono crudelmente lì, dove la ferita è ancora esposta.
L'unica cosa che rimane da fare a noi, piccoli titani sconfitti, è augurar loro che vada sempre tutto bene. Che il mondo non li colpisca, che l'amore non li esponga al dolore.
Perchè per affrontare la vita occorrono armi più solide di quelle che sanno usare.


Quindi, a chiunque verrà, abbi cura di me. O fammi diventar lucertola.

martedì 29 maggio 2007

rest in peace

Vi ho già detto che sono una fan di Buffy. Vi ho già detto che scrivevo fanfiction e, se non ve l'ho ancora detto, frequentavo assiduamente la community dei fans di Buffy, e ogni tanto pubblicavo qualcosa su qualche sito.
Stasera ho fatto un giro in rete, dopo tanto tempo, per vedere se ancora c'era la stessa gente con cui mi scrivevo fino a un paio d'anni fa.
Ho scoperto che BuffyFaith, webmistress di due siti che frequentavo spesso, con cui mi ero scambiata mail per un sacco di tempo, non c'è più. E' morta meno di due mesi fa sull'autostrada che corre a dieci km da casa mia.
Non è il primo lutto per la community, non è la prima persona con cui mi ero scritta ad andarsene.
E' comunque straziante, anche stavolta.

http://www.buffyitalianworld.com/home.html

venerdì 25 maggio 2007

profumo

Oggi stavo leggendo che la memoria olfattiva è la più duratura. Alla salute della società dell'immagine, ai miliardi di parole scritte che produciamo ogni giorno, ai filmati, alle foto, ai vestiti che compriamo e alle diete che facciamo, di noi sarà più forte il ricordo del pessimo deodorante che abbiamo comprato per sbaglio e che vogliamo a tutti i costi finire per non aver buttato via i soldi.
L'enciclopedia medica si è così mescolata all'ultimo libro di Chuck Palahniuk , La scimmia pensa, la scimmia fa, dove racconta della sua reazione al film Memento, della sua ossessione e dell'ossessione che abbiamo tutti di archiviare appunti e ricordi scritti, filmati o fotografati di ciò che facciamo, nonché della nuova abitudine di telefonare alla propria segreteria telefonica per lasciarci degli appunti.
Padre, ho peccato. Finché la mia segreteria ha funzionato, anch'io l'ho usata come taccuino per i momenti in cui le idee mi venivano ma le mani erano occupate alla guida, anch'io accumulo post-it e foglietti e taccuini ovunque, riempio le riviste e i libri di appunti per ricordare esattamente la sensazione o la libera associazione che mi hanno provocato. Sono un'archivista, ho scelto di dedicare la vita a selezionare e proteggere i post-it degli altri.

Però, in tutto questo, c'è qualcosa che mi salva, o mi porta definitivamente sulla via della perdizione, e che mi riporta all'inizio della divagazione: conservo gli odori.
Il ricordo più intenso di mio nonno non lo scatena la foto che di lui conservo in salotto, pure bellissima e intensa, quel meraviglioso vecchio imbronciato. Conservo da 12 anni il flacone mezzo vuoto di un tonico a buon mercato che usavo l'ultima estate che ho passato con lui, quando ancora la malattia non s'era portata via il sorriso che aveva tornando dai campi. L'odore ormai sta sparendo, è per questo che lo apro raramente, ma, quando mi manca, annusarlo mi ricorda quell'estate, almeno quanto lo fanno l'accarezzare il suo cappotto o l'infilare la mano nel barattolo di fagioli secchi che mi aveva regalato, coltivati, puliti ed essiccati da lui, mai trovato il coraggio di mangiarli.
Così come mi ricorda mia nonna la sottigliezza dell'oro della sua fede di nozze, che ho indossato per la mia laurea e che voglio indossare nel giorno delle mie nozze, se mai ci saranno, e quando avrò un bambino, perché voglio che lei ci sia. E' difficile capire le diverse forme che può assumere una madeleine, ma la mia ha anche lo schermo di questo computer, che è stato un regalo postumo, perché con le eredità dovremmo sempre comprare qualcosa che ci accompagni ogni giorno.

Io non ho mai scelto un unico profumo che mi accompagni, ne ho cambiati alcuni, nel corso della vita e delle stagioni. Seguo una regola: ogni volta che inizio una storia, continuo ad usare il profumo che avevo durante il primo bacio, e da lì in poi lo uso soltanto per Lui.
E' un modo come un altro di inseguire una poesia.

mercoledì 23 maggio 2007

taccuino 2003, in onore della pioggia

brevissimo post: Grazie al Cielo ha iniziato a piovere!
Augurando tanta pioggia anche a voi, ecco qualcosa in tema:

Quando la pioggia arriva
è come se tutta la natura si preparasse a lei
con una grancassa di silenzio.
Il vento si fa d’improvviso più importante,
e gli uccelli tacciono
per lasciare alle foglie l’onore dell’ultima nota.

29 agosto 2003
ore 23:40


Giusto il tempo di scrivere questo post e ha smesso..però è stato bello (1 grado in meno è già tanto).

sabato 19 maggio 2007

perchè questo dovrebbe essere un romanzo

Bene, nell'ultimo mese e mezzo il blog è diventato soprattutto un diario, cosa che non era assolutamente nelle mie intenzioni originarie. L'ho usato, e devo dire che il suo dovere lo ha fatto tutto. Come ho già abbondantemente comunicato, sto elaborando il lutto, e intendo farlo in privato.
Quindi, dal prossimo post, cercherò di tornare sulla retta via e di pubblicare cose divertenti, o perlomeno racconti, che è quello per cui ho pensato di iniziare a scrivere queste pagine.
Tra le altre cose, ho pensato di ri-pubblicare una cosa che avevo scritto tra il 2002 e il 2003, altro periodo un pò nero, e che mi era servita tantissimo per riprendere a scrivere. E' già stata parzialmente pubblicata su due siti specifici, e almeno su uno, se esiste ancora, vorrei finire di pubblicarla. Ma intanto, anche per farvi fare quattro risate (sia mai che mi prendiate sul serio) pensavo di pubblicarla qui. Fiato alle trombe.
Si tratta di una fanfiction..ambientata tra la sesta e la settima stagione di Buffy l'ammazzavampiri.
Ah no? Ve lo sareste mai aspettato? Ok, chi mi conosce da abbastanza tempo lo sa, quindi non è una gran sorpresa. Chi non ha la benchè minima idea di cosa sia una fanfiction, di cosa sia Buffy l'ammazzavampiri, o ancora peggio, di cosa sia successo nella sesta stagione.. mi perdoni. O magari si faccia un giro in rete ( mi fregarono così). Non la pubblicherò tutta di fila, cercherò di intervallare con pezzi dell'autobiografia e altri scritti (ho nominato le tag in modo che possiate selezionare e leggere soltanto i brani che davvero vi interessano: questo chiaramente mi rende irreperibile da qualunque web surfer che si rispetti).
Insomma, si riparte.
E spero sia piacevole per tutti.

giovedì 17 maggio 2007

comunicazione di servizio

Piccolo avviso per tutti quelli che fanno domande:
- non sono depressa: so cosa vuol dire esserlo, e non lo sono più dall'ottobre del 2003
- ho ricominciato a dormire
- non rispondo sempre al telefono perchè mi fa piacere fare più che parlare
- non è che non ho voglia di vedere nè sentire nessuno: vedere mi fa piacere, stare al telefono al momento mi richiede uno sforzo d'attenzione piuttosto considerevole
- mi sto comportando così con tutti, non ce l'ho proprio con voi
- al momento Skype mi sta sulle palle per chiari motivi sentimentali che chiunque abbia letto i post precedenti potrebbe capire, con un pò di fantasia: tendo a non rispondervi nemmeno lì, mi dispiace se ve la prendete, provate a chiamare, magari rispondo: su un normale telefono, chiaro
- non è un brutto momento della mia vita: il lavoro inizia a partire, ho avuto dei giorni liberi per la prima volta in 5 anni, sto tornando gloriosamente al mio peso forma, la salute è una bomba e ho scoperto che tirare con l'arco mi piace da matti, e che forse non sono del tutto negata.
Amavo una persona, quella persona non sente di amarmi. E' una cosa triste che mi spezza il cuore, ma è una cosa mia, non sta crollando il mondo, e sentirmi compatire non mi aiuta di certo.
- Sono forte, lo sono sempre stata. Non sottovalutate la cosa.

venerdì 11 maggio 2007

Ho un piccolo dolore all'altezza del cuore. E' profondo e sordo, mi tronca un pò il respiro.
Un abbraccio a volte è l'unico sollievo.

di nuovo dal taccuino del 2003

Trovati un rifugio di luce
Dove il sole e le nuvole possano entrare,
in cui la pioggia possa suonare la sua melodia,
e il vento spazzi la polvere dei tuoi pensieri.

martedì 8 maggio 2007

Oggi lavoro. Tanto. E mi alleno. E pianto fiori. Se Dio vuole, per pensare non mi rimarranno che altri tre minuti. Grazie al cielo.

sabato 5 maggio 2007

come fosse oggi

Ed eccomi qui, a dover riconoscere alla fine che non sono gli ormoni: sono triste.

Ormai la cosa mi è sfuggita di controllo, stavolta non soffro di attacchi di panico e riesco a mangiare, il che dimostra che tutti questi anni sono serviti a qualcosa, ma sono triste, ho voglia di piangere e non sempre ci riesco. Riesco a ridere ma non a sorridere, e il lavoro fiacco non aiuta. Vorrei potermi fare le 10 ore da svenimento a cui ero abituata, quelle che riescono a non farti pensare. Sto cercando di prepararmi al peggio per quando finalmente ti avrò davanti, ma temo di non riuscirci, di non essere preparata. Cerco di tenermi il dolore per me, e spero che basti.

Così, cercando di pensare - e fare- altro, vado a curiosare tra i miei vecchi appunti, e trovo una serie di frasi che mi fanno ricordare un altro momento triste (meno), da cui alla fine mi ero rialzata. E mi accorgo che, come al solito, il problema è sempre quello, inesorabile, e inizio a credere che non sia risolvibile, neppure con un buon terapista. Perchè io sto anche bene con me stessa, ma gli uomini me stessa la temono come il fuoco, forse proprio perchè lei, con se stessa, sta bene.

--

Ecco qua, per gli amici che stanno leggendo il blog come un bollettino di guerra:


A volte noi donne abbiamo bisogno di specchiarci negli occhi degli altri per ricordarci quanto siamo meravigliose. E’ un virus che ci iniettano da piccole, quando abbiamo troppa fiducia per difenderci.

29 settembre 2003


L’ho promesso a me stessa: non partecipare a nulla che fatto da un altro di farebbe corrugare la fronte. Sii sempre almeno meravigliosa e splendente.

30 ottobre 2003


giovedì 26 aprile 2007

note per il prossimo pezzo

due brevi frasi, future regole, ci lavorerò sopra nei prossimi giorni (o nella prossima notte):

* La prudenza non è sempre una scelta saggia.

* Per amare è indispensabile avere le mani bucate.

martedì 24 aprile 2007

maledetto aprile

E anche questa storia è finita prima di iniziare. Anche se questa volta era tutto diverso.

Ora so che è stata una cazzata condividere così poco, come se servisse ad ammortizzare le conseguenze della rottura. E' stato un compromettere il futuro, forse per scongiurare il dolore, ma ci ha tenuti lontani, molto di più di quest'oceano che è ancora tra noi.

Sto soffrendo, e forse tu hai già iniziato la tua nuova vita senza di me, già ora, senza esserci neppure salutati.

Sto soffrendo, e ci metterò molto, perchè, come l'amore per te, il dolore non è arrivato di colpo, ma mi sta toccando piano, come una risacca sotto i piedi, facendo vacillare l'equilibrio in cui mi illudo di stare, ferma.

Mi chiedo, codarda, se non sarebbe stata migliore scelta resistere ai tuoi occhi e rimanere sola fin da subito, nel mio mondo. Il mio mondo che adesso sembra come sospeso, nell'attesa del crollo che forse non verrà, se il tempo sarà gentile con me. Mi chiedo perchè sia iniziata, prima ancora del chiedermi perchè sia finita, perchè sia iniziata se è bastato così poco a finirla.

Mi chiedo se questo dolore così forte lo sto sentendo perchè taci da allora, o , e spero che sia così, perchè gli estrogeni stanno avendo la meglio sui miei nervi.

Mi chiedo se hai pensato che in fondo non sarebbe cambiato nulla, perchè tanto la mia fottuta discrezione mi ha fatto rimanere in un angolo, per non appesantirti il cammino.

Rompo una promessa. Mi dispiace.

lunedì 23 aprile 2007

Diniego, Rabbia, Negoziazione, Depressione, Accettazione.
Non so dove sono.

sabato 21 aprile 2007

Ho dalla mia parte milioni di parole- forse miliardi- per raccontare quello che sento,

ogni giorno, ogni ora.

Eppure sempre le stesse mi vengono alle labbra:

mi manca il tuo respiro.

giovedì 19 aprile 2007

Visto che mi è stato fatto presente che avevo fatto una promessa.
E colgo qui l'occasione per comunicare a chi legge che adesso potete commentare i post anche senza iscrivervi.. Così magari, invece di farlo per telefono, sms o e-mail, mi fate fare una parte un pò meno triste di quella a cui il blog non lo leggono nemmeno gli amici.
Vi amo tutti lo stesso.

di nuovo dal taccuino del 2003

Alle volte ricordo il suono della tua voce e mi commuovo,

e lo mescolo al rumore delle foglie d’autunno,

quando le nuvole sembrano scambiarle per strani strumenti color di fuoco,

e la terra le usa

per amplificare il suo respiro.

lunedì 16 aprile 2007

post mortem

Il giorno dopo la fine di una storia ti aleggia dentro una sensazione strana, come di euforia. Si mescola sempre a quel dolore oppressivo sul cuore e sullo stomaco, ma è come se fosse una leggerezza della testa, della spina dorsale. E' che lo sappiamo quando la persona che amiamo sta per uscire dalla nostra vita, spesso lo sappiamo prima che lei stessa ne abbia piena coscienza, ma da quando iniziamo a capirlo a quando lo accettiamo c'è un intervallo lunghissimo e doloroso, come se vivessimo costantemente sotto il tiro di un plotone d'esecuzione, come se un conto alla rovescia ci ostacolasse i pensieri. E, quando finalmente accade, c'è quel sollievo. Ti senti vuoto dentro, come se non avessi più luce, ma quella sensazione non c'è più, adesso c'è una certezza, che è comunque un punto da cui partire.

Dopo, dopo poco, arriverà il dolore lancinante della ferita, la coscienza della perdita. Ma, per quelle poche ore, l'atmosfera è rarefatta e sottile, irreale e silenziosa come un deserto dopo l'atomica.

Mi scuso con tutti, mi rendo conto del fatto che sia una cosa un pò adolescenziale. Ma oggi mi sento così, e anche se Alanis Morissette non è la mia cantante preferita, la canzone è questa, e l'ironia vuole che l'autrice sia canadese. Spero di tornare divertente al più presto, oggi semplicemente non ce la faccio.

Simple Together


You've been my golden best friend
Now with post-demise at hand
Can't go to you for consolation
Cause we're off limits during this transition
This grief overwhelms me
It burns in my stomach
And i can't stop bumping into things
I thought we'd be simple together
I thought we'd be happy together
Thought we'd be limitless together
I thought we'd be precious together
But i was sadly mistaken
You've been my soulmate and mentor
I remembered you the moment i met you
With you i knew god's face was handsome
With you i suffered an expansion
This loss is numbing me
It pierces my chest
And i can't stop dropping everything
I thought we'd be sexy together
Thought we'd be evolving together
I thought we'd have children together
I thought we'd be family together
But i was sadly mistaken
If i had a bill for all the philosophies i shared
If i had a penny for all the possibilities i presented
If i had a dime for every hand thrown up in the air
My wealth would render this no less severe
I thought we'd be genius together
I thought we'd be healing together
I thought we'd be growing together
Thought we'd be adventurous togheter
But i was sadly mistaken
Thought we'd be exploring together
Thought we'd be inspired together
I thought we'd be flying together
Thought we'd be on fire together
But i was sadly mistaken

sabato 14 aprile 2007

e-mail

Sono corsi fiumi d'inchiostro a spiegare come sia possibile disumanizzare un altro essere umano: un ebreo per il nazista, un bambino per il pedofilo, una donna per lo stupratore, una vittima civile per chi decide un bombardamento, una persona per il suo aguzzino.

Ci sono mille modi per riuscire a ferire un essere umano senza provare sensi di colpa, senza dover rendere conto a se stessi della propria crudeltà: il renderlo un oggetto, un numero, una parola vuota di significato.

Non credo che l'essere un indirizzo e-mail, un avatar, un numero telefonico a cui inviare sms ci renda umani per chi comunica con noi soltanto attraverso quei mezzi. Di sicuro, se non ci disumanizza al punto da renderci oggetti inanimati, perlomeno rende più asettiche le azioni nei nostri confronti. E' innegabilmente più indolore per chi agisce il mandare una cattiva notizia via mail piuttosto che darla di persona. Chi la riceve non può chiedere chiarimenti, non può avere reazioni immediate, non può trasmetterci le sue emozioni. Chi la riceve non è più reale di un bit.

Nonostante io tenga un blog, non credo che questo sia davvero un bel futuro. La Rete è un mondo fantastico, ma qui fuori ci sono persone vive, che possiamo ferire ed amare.


Scusate la tirata, se ce la farò, nei prossimi giorni ve ne spiegherò la ragione. E' che sono una persona, posso essere ferita ed è appena successo.


martedì 10 aprile 2007

dal taccuino del 2003

Mi è più facile appartenere ad un paesaggio che ad un gruppo di persone, sento più intensamente l’arrivo di un temporale che le urla di una folla. E’ come se qualche cosa di primigenio mi chiamasse, se l’esatta risposta alla voce del vento stesse nascosta qui, tra le mie costole e il cuore.

lunedì 9 aprile 2007

Oggi, perla di saggezza a firma di Macs:

Esiste un confine invalicabile fra la comprensione e la sopportazione

Lo ringrazio infinitamente per l'incredibile tolleranza che sta mostrando nei miei confronti: a volte il manganese cobalto non basta.

giovedì 29 marzo 2007

Tra le letture un ascolto:
torno ora dal concerto di Giovanni Allevi, come sempre lieve e commovente. Mi ha accompagnato e ritemprato per tutto l'inverno, ne ho regalate varie copie agli amici che hanno gradito e come me ne hanno profittato per trovare un angolo mentale dove rifugiarsi.
Joy è un album perfetto per questo inverno che non è mai arrivato e per questa primavera che ha l'aria di non voler più iniziare. E' un pò come guardare le foglie di un albero mentre soffia un vento leggero. Dà soddisfazione ad ascoltarlo, non oso pensare cosa può essere il suonarlo.

n.b.: chiaramente, avendo adeguato le impostazioni sul cambio d'ora, il blog ha modificato retroattivamente tutti i post pubblicati: devo trovare il modo..

martedì 20 marzo 2007

110!

Chissà se questo post rimarrà qui e rimarrà così..
Bè, solo per comunicare a tutti che Mirka si è laureata con 110/110, e che nonostante la pioggia e il freddo sceso sull'Italia dalla Siberia, questo ha reso la giornata una magnifica giornata.
Non so, potrei fare un tip tap.

lunedì 5 marzo 2007

Chiedo perdono per l'incredibile ritardo. Sto concludendo un pò di cose di lavoro, ma dovrei riuscire a battere qualcosa sulla tastiera (qualcosa di decente, intendo) al più presto.
Abbiate fede.
La foto di oggi è di qualche anno fa, fa parte di una serie di foto da cui potrei prenderne altre. La pubblico oggi perchè da qualche giorno la mia bellissima phalaenopsis rosa mi ha regalato uno stelo, che tra qualche settimana fiorirà. Dato che sono un'orrida romantica (del degenere tipo vittoriano, come la mia piccola mania per le vecchie storie di vampiri conferma) la cosa mi ha fatto fare voli pindarici. Ho notato lo stelo la mattina di venerdì, un momento particolare, perchè lì è partito un periodo d'attesa della mia vita. I fiori potrebbero metterci uno o due mesi a fiorire, ma non voglio eccedere nei simbolismi e convincermi che sbocceranno tra due mesi. Certo è che per allora saranno ancora in fiore. La cosa mi ha commosso.
Credo che ognuno dovrebbe coltivare un'orchidea. Sono piante generose e poco capite: tutti ne parlano come di creature difficili e viziate, facili al tradimento delle aspettative di chi le coltiva. In realtà posso dire che le mie sono delle formidabili Highlander, sopravvivono a qualunque mia perfidia, siccità obbligata compresa. E mi ricompensano con splendide e durature fioriture, anche quando mi scordo di loro per settimane. Si, tutti dovremmo coltivare un'orchidea: ti fa capire che a volte le cose all'apparenza più difficili sono le più semplici, e che comunque sono quelle che danno più soddisfazioni. Detto da una che "alleva" da anni una decina di orchidee e che non ha mai sostentato una pianta grassa per più di un mese.
Intanto, per chi non l'ha ancora visto, suggerisco un film. Non vi dico neppure il nome del regista, un pò perchè da scrivere è difficile, un pò perchè, se l'ho trovato al videonoleggio dell'angolo di mondo dove vivo, credo che si trovi ovunque senza troppa fatica.
Ogni cosa è illuminata. Credo lo comprerò. Ho riso, mi sono commossa, mi ha dato anche piacere visivo. Che altro chiedere?

domenica 25 febbraio 2007

Ho appena scoperto che il mio blog viaggiava con l'ora di New York. Sono riuscita a redimerlo: bentornati in Italia.
Oggi aggiungo la foto che attualmente trionfa sul mio desktop. Si tratta del cartello che campeggia sulla vetrina di 826 Valencia, a San Francisco, il negozio di "forniture per pirati e corsari" dove Dave Eggers tiene i suoi corsi di scrittura per ragazzi. Dovete sapere che adoro Eggers, e che ho mandato in spedizione Mirka, che occasionalmente si trovava a Frisco, per avere un feticcio qualsiasi del negozio. Lei è felice di esserci stata (per accontentare quella rompipalle della sua amica) e, a causa di una strana e complicatissima storia di fusi orari e rimozioni freudiane, pur di farmi felice mi ha regalato il suo feticcio del negozio.. Oltre ad un favoloso vibratore, di cui vi racconterò nel prossimo capitolo della mia opera magna. Che donna meravigliosa.
Curiosi, eh? Intanto godetevi la foto.

martedì 20 febbraio 2007

E' stata una bellissima giornata, con degna conclusione. Sto cercando una poesia adeguata a raccontare la giornata di ieri, ma credo che dovrò scriverne una nuova.

sabato 17 febbraio 2007

sabato 17 febbraio 2007, ore 9


A volte capita di confondere la passione per amore.
Sia chiaro che lo scrivo sapendo con esattezza cosa sia la passione, ed avendo come sempre il dubbio di non sapere cosa sia l'amore.
Alla fine della mia penultima storia, quando venni piantata per un'altra dopo una focosissima relazione a distanza di sette mesi o giù di lì, la moglie di mio padre (matrigna fa Cenerentola) mi disse: “la passione va coltivata, e comunque non basta”.
Ora, chiunque mi conosca sa che con la moglie di mio padre ho un rapporto un po' assurdo, stima, rispetto, amore e terrore, roba da equipe internazionale di psicanalisti freudiani.
Però i miei cinque anni di faticose e dolorose riflessioni sul perchè e per come sia andata così mi hanno fatto capire che aveva ragione.
La passione va coltivata, è fragile, ha tempi del tutto indipendenti dalla nostra volontà e dai nostri sentimenti, può scomparire e all'improvviso tornare, per poi di nuovo andarsene. E' un di più. Conosco coppie splendide che non hanno mai smesso di coltivarla e vivono come ricci in calore, altre che lasciano fare alla natura e non si spaventano troppo se per qualche mese si sentono come fratelli. Perchè in realtà, la passione è fragile, non le si possono affidare le fondamenta di alcunchè. Solo che per capirlo ci mettiamo anni, e qualcuno non lo capisce mai. Non so quanti articoli ho letto dove dotti psicologi ed emeriti nessuno spiegano per filo e per segno che se la gente non rimane più insieme a lungo è anche perchè ormai ci si aspetta che quella roba lì ci sia per sempre. E la fisiologia insegna che non è così.
In quei cinque anni di faticose e dolorose riflessioni sul perchè e per come sia finita, ho capito anche che alla fine dei conti la passione è un rischio che temo un po'. Non so agli altri, ma per quanto mi riguarda mi rende del tutto imbecille ed esposta alla fascinazione di persone con cui non sosterrei la minima conversazione se non fossi del tutto obnubilata dalla chimica. Così, quando le persone in questione si comportano come l'istinto ha insegnato loro a fare, cioè come caterpillar sentimentali, io cado vertiginosamente sul porfido della realtà, orribilmente ammaccata e incredula di fronte alla mia cecità.
Per questo ho deciso la lentezza, il riserbo e quel vecchio aspettare che fa tanto anni cinquanta (e, per rendere credibile la cosa, ormai ascolto solo musica adeguata, con tanto di violini sullo sfondo). Io voglio il resto. Voglio qualcuno con cui condividere le cose quotidiane che mi rendono felice, non solo gemiti al telefono e preservativi. E spero che questo qualcuno capisca che la passione non è soggetta a coma irreversibile, semplicemente a volte si prende tempi suoi, e lascia che la gente nel frattempo si conosca.
Questo post verrà modificato, per cui chi lo leggerà prima di allora potrà poi non trovarlo così com'è ora. Ma ho bisogno di scriverlo adesso.
Ho cercato tra i miei vecchi scritti una poesia scritta non so quanti anni fa, che adesso sta bussando forte al mio cervello, ma che non trovo da nessuna parte (forse non sono in grado ora di trovarla). Però, adesso, proprio adesso, devo scriverla. Ricordo solo l'inizio, e quindi riporto quello, il resto è ora.

Vorrei scrivere di te lunghe pagine di notte e di mattino
mentre il tuo respiro accompagna i miei passi
in questa strada così lontana.

lunedì 12 febbraio 2007

Stasera, dopo una splendida domenica di sole, stavo cercando materiale da rielaborare, tra i mille taccuini che vivono per casa, tra i cassetti e gli scaffali.
Sulle pagine, persa tra appunti di una vecchia fanfiction (storia lunga, forse spiegherò, o addirittura pubblicherò, per i malati) e gli sms di un mio ex, eccola lì.
Una frase che mi aveva colpito tra le tante trovate e sedimentate nell'autobiografia di Rossana Rossanda.
In La ragazza del secolo scorso la trovate a pagina 29:
"Il proprio corpo non si sente, se stai bene, è come l'aria".
La dedico ai miei trent'anni, età favolosa, che consiglio vivamente a tutti.

giovedì 8 febbraio 2007

Stasera ho aggiustato qualcosina qua e là (devo ancora imparare a usare bene il blog, perciò sarà una modifica continua).
In attesa del prossimo brano (un racconto indipendente, credo), aggiungo qualche foto: una arriva di nuovo da quel concorso di Radio Capital di cui vi avevo già scritto, l'altra è di una fanciulla che al momento sta oltremanica. Ringrazio anche l'altra, quella della foto precedente, pure lei nella selvaggia Albione.

mercoledì 7 febbraio 2007

secondo capitolo


DANIELE
Il terzo anno di università mi sono svegliata con alle spalle poche sparutissime esperienze sessuali, tutte con lo stesso ragazzo, tutte nell’arco di un paio di mesi, tutte nelle stesse identiche due posizioni.
Nel frattempo, la consumatrice di anfetamine che divideva la stanza con me viveva la sua sfrenatissima vita da matricola (considero una matricola chiunque non abbia ancora interrotto il frenetico ritmo locale-lezione-locale-lezione che ritengo doveroso per ogni nuovo iscritto ad una facoltà accademica. C’è chi riesce a rimanere tale fino alla laurea, chi continua pure dopo, chi non ci arriva mai) con la sottoscritta. Per consolarmi della precedente tragica relazione finita male- di cui vi parlerò, forse, in un paragrafo a caso tra un numero indefinito di pagine- della prematura fine della mia vita sessuale, del fatto che mi toccasse portare un apparecchio odontoiatrico da tortura medievale alla tenera età di 21 anni. Allora mi sembravano tanti. Mi scuso, prendo qualche spazio per smaltire la sottile risata e il sorso d’acqua.
Rieccomi. Fossi Hemingway starei scrivendo di pesci atlantici fumando un sigaro cubano, ma al momento sto cercando di rimuovere un accumulo adiposo localizzato. Sulla mia coscia sinistra. Se ce la faccio lo scrivo.
Insomma, dicevo. Elettra era, chimicamente, iperattiva, e quindi bisognava ben farle passare il tempo in qualche modo. Io ero iperattiva per disperazione amorosa. Muoviti agisci parla, e non sentirai il dolore dell’essere stata piantata in quel modo. La cosa non aveva un grande effetto sul mio studio, ma, finalmente, avevo ricominciato ad avere una vera vita sociale. X e Y – non ricordo i nomi. I nomi dei ragazzi nati dopo gli anni ’60 sono tremendi da ricordare. Qualche evangelista a caso- erano mediamente simpatici, mediamente alti, mediamente larghi, mediamente spiritosi, mediamente insignificanti. Ottimi traghetti. Cioè, ragazzi che ti portano fuori in gruppo sperando che tu o la tua amica ci stiate, che dopo un po’ si rassegnano – mai del tutto – al fatto che non ci starete mai, e che finiscono per presentarti ad altri amici, sperando così che quelli ricambino il favore presentando loro qualcuna che, finalmente, ci stia. L’effetto finale dovrebbe essere che tu ti fai un loro amico, loro si fanno un’amica di un loro amico, e siete tutti contenti. Non funziona quasi mai. Ma X conosceva Z. Z che ci voleva provare con me, e per farsi perdonare quei dieci chili di troppo – tutti sugli addominali – volle invitarci al campo volo. Cioè a guardarlo lanciarsi da un aereo col paracadute. Z era destinato a diventare un ottimo traghetto, ma sia io che lui eravamo troppo ingenui per capirlo. Lui perché forse non abbastanza sveglio, io perché ancora troppo inesperta.

Regola n. 2:
Se anche ti capitasse uno scarsotto, se pratica sport estremi, accompagnalo. Di sicuro, là, qualcuno di valido c’è.

Z e X si lanciavano e riavvolgevano il paracadute, mentre a terra, io ed Elettra controllavamo che i paracadute di tutti gli altri fossero ben piegati. Sdraio, jeans e bikini, accanto un fantastico labrador di due anni – femmina, scommetto che volendo ricordo anche il nome – che si divertiva un sacco a distrarmi dalla lettura del mio manuale. E io mi distraevo. Così il suo padrone poteva scusarsi del disturbo. Moro, capelli corti, abbronzatura perfetta (non cuoio lampada né pallido scrivania. Bronzo sole) occhi verdissimi. Due braccia da pensieri impuri. Per tutte le donne presenti. Troppe, come al solito.
La sera dopo- o forse la settimana – Z invitò me ed Elettra ad un pub irlandese, un posto di una sciatteria disumana. Io ero lì, magra come uno stecco (l’apparecchio limitava alimentazione e taglia), vestita da uomo con un taglio di capelli cortissimi e un trench blu notte. Z era alto, e da dietro di lui mi arrivò una mano stesa. Inizialmente non ascoltai il nome. Ero Distratta dall’avambraccio. Bobi, vai.

Regola n.O/di Mirka:
Chiunque sia, se gli diventi amica il portartelo a letto dipenderà solamente dalla tua volontà.
(tatuatevela da qualche parte, non ha mai fallito. Mai).

Daniele ha- è ancora vivo – occhi azzurro ghiaccio, capelli (in caduta) biondissimi, pelle chiara ed un fantastico corpo da nuotatore. Un metro e novanta. Credo di poter ricordare ancora il suo odore, ma erano altri i suoi punti di forza.
Daniele e io siamo finiti a letto grazie al portatile di una mia coinquilina. Portatile che stava benissimo, ma che ebbe improvvisamente bisogno di un nuovo antivirus che nessun altro avrebbe potuto procurargli.
Una battaglia coi cuscini e il gioco era fatto: la battaglia coi cuscini è l’ultima spiaggia, specie se i cuscini sono quelli del divano. Ma è andata, e io mi son trovata a difendere il mio fondoschiena.
Dopo poco lui avrebbe dovuto difendere tutto il resto, ma per adesso è tutto. Pausa.

martedì 6 febbraio 2007

Bene.
Qualcuno mi ha scritto che sarebbe ora di aggiornare.. E' vero. Domani metto in rete il seguito dell'ultimo brano. Intanto, aggiungo qualche foto per farmi perdonare (spero).
A domani

sabato 20 gennaio 2007

primo capitolo

Il titolo originale dell'Autobiografia era:
QUESTA E’ LA MIA GENERAZIONE
vi spiegherò poi perchè

Intanto, eccovi il primo paragrafo in anteprima, e le mie scuse anticipate per ogni volgarità che potreste incontrare: è voluta.

12 settembre 2005

I ragazzi di sinistra

Tragedia. Trovarne uno. Uno che sia pulito, che sappia anche solo vagamente piantare un chiodo su una parete senza distruggere l’intonaco, che non passi il tempo a seminare calzini sovrautilizzati sul pavimento. Uno che non mi faccia rimpiangere di averlo fatto entrare dalla porta. Trovarne uno. Uno che non passi il tempo libero a trascinarti a cene con i suoi amici, a guardare qualche idiota correre dietro ad un pallone alla tv, a parlare di sè e dei libri che ha letto ogni volta che vi trovate in pubblico. Uno che non ti faccia rimpiangere il tuo videoregistratore. Trovarne uno. Uno che non si faccia problemi se tu paghi la cena al ristorante e che abbia il degno gusto di offrirtela ogni tanto, uno che non ti tormenti ad ogni curva quando al volante stai tu, uno che non senta l’irresistibile bisogno di correggerti quando hai le dita sulla tastiera di un pc. Trovarne uno. Uno che non si volti ad ogni altra che passa per strada, uno che non faccia battute ogni volta che aumenti di un chilo, uno che non si senta soddisfatto della propria pancia da bevitore di birra. Trovarne uno che non ti elenchi ogni riga che ha letto. Trovarne uno che non sia un eiaculatore precoce.
Nel deserto totale di tipi così che abbiano anche una minima coscienza politica, preferisco passare il tempo col mio criceto.

Wellcome to my world my friend.

Oggi piccola aggiunta: la foto nuova che vedete a lato, scaricata dalla rete qualche annetto fa, e da allora passata ad amici e conoscenti in ogni forma possibile, appesa allo schermo e utilizzata come sfondo per il desktop nel mio vecchio ufficio. Proviene da un concorso tra gli ascoltatori indetto dal programma radiofonico Area Protetta di Radio Capital (Sergio Mancinelli, per intenderci): l'ho trovata sul sito e l'ho amata alla follia. Diffondetela (e se qualcuno trova l'autore, gli dica grazie da parte mia, e magari mi faccia sapere chi è, che correggo il credit).

mercoledì 17 gennaio 2007

manifesto

Benissimo, è notte fonda, io ho appena smesso di lavorare. Tra le mille attività della nottata, il fondamentale recupero di una cinquantina di files contenenti la maggior parte delle cose che ho scritto negli ultimi sei anni, tra le quali un paio di testi fondamentali per l'Autobiografia, che pubblicherò nei prossimi giorni, dopo averli un pò epurati, 'ché gli fa bene. E soprattutto dopo aver consegnat un paio di lavori, o mi scuoiano e addio blog.
Intanto, per non far scordare a nessuno di me (e per chi non mi conosce, o mi conosce poco, per farvi spegnere il pc), ecco qui il fondamentale Manifesto, vademecum del mio Ego (Super per dimensione ma non per definizione) da quando, dopo il luglio 2001, ho iniziato la mia vita attuale. Alcune cose forse non le scriverei ancora così, ma nella sostanza le trovo tutte giuste, e me le tengo a mente. Mettiamola così: le regole dell'Autobiografia, e quelle di Bobi, sono la parte da osteria di queste. E per questo spero siano più divertenti.

MANIFESTO PER UNA NUOVA ESISTENZA

Quando stai per prendere una decisione su cui non potrai tornare, respira profondamente, quindi fai quello che ti ha suggerito l’istinto: sarà comunque la scelta di cui andrai più orgogliosa.

Se fare qualcosa ti spaventa profondamente, se avverti una specie di blocco mentale nel farlo, come quando a fermarti è la pigrizia, buttati e agisci.

Quando qualcuno ti ferisce pensa: lo ha fatto volontariamente? Potrebbe rifarlo? Quindi, se una delle risposte è affermativa, chiediti perché lo ha fatto: se sia una reazione ad una tua azione o se sia semplicemente parte del suo carattere. Nel primo caso, lascia passare. Nel secondo, elimina o riduci la sua presenza nella tua vita: potrà venirtene soltanto del bene.

Fa di te stessa la persona che vuoi diventare, senza aspettarti che qualcuno ti insegni come farlo: se la meta ti è chiara la strada verrà da sé.

Ogni volta che qualcuno entra nella tua vita, chiediti cosa ti può insegnare: la gratitudine rende più concilianti, e tu ne hai bisogno, comunque.

Scegli le persone ad istinto, non fidarti della ragione: un odore, uno sguardo e una voce ti dicono molto più di tutte le parole del mondo.

Impara a fare più cose possibili, chiedi a chi le sa fare di insegnarti e cerca di farle da subito nel migliore dei modi. E quando ne hai bisogno prova a farle da sola, la fiducia in sé stessi si guadagna vincendo le proprie insicurezze, non aiutandole a prendere possesso di noi.

Accetta i tuoi difetti migliori, quelli che fanno di te quella che sei: non lasciarli dilagare, addomesticali, rendili piacevoli anche per chi ti circonda. Eliminarli è inutile, ti impoverirebbe.

Se tieni a qualcuno, cerca lo scontro piuttosto di accettare la tensione: è meglio la rabbia dell’indifferenza, alla prima si può rimediare.

Non aspettare di vivere la vita, quando puoi essere felice non averne paura. Rischia: è peggio un rimpianto di un rimorso, e il tempo è troppo poco per perderlo in riflessioni, quando la vita ci offre le soluzioni prima di averci dato il tempo per cercarle da soli.

Il destino, Dio, o chi per lui, a volte ci mandano dei segnali. Il fatalismo è una bella cosa quando non porta all’inerzia.

La Rivoluzione non è altrove. E’ dentro di te.

Quello che vuoi, puoi. E se non puoi potrai. Ma muoviti.

5 Agosto 2001

si, ho i denti storti nonostante anni di costosissime e dolorosissime cure. E allora? Avreste dovuto vederli prima..

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