Qualcuno conserva il sogno della sua vita in un cassetto: ecco cosa ho trovato svuotando il mio


domenica 25 febbraio 2007

Ho appena scoperto che il mio blog viaggiava con l'ora di New York. Sono riuscita a redimerlo: bentornati in Italia.
Oggi aggiungo la foto che attualmente trionfa sul mio desktop. Si tratta del cartello che campeggia sulla vetrina di 826 Valencia, a San Francisco, il negozio di "forniture per pirati e corsari" dove Dave Eggers tiene i suoi corsi di scrittura per ragazzi. Dovete sapere che adoro Eggers, e che ho mandato in spedizione Mirka, che occasionalmente si trovava a Frisco, per avere un feticcio qualsiasi del negozio. Lei è felice di esserci stata (per accontentare quella rompipalle della sua amica) e, a causa di una strana e complicatissima storia di fusi orari e rimozioni freudiane, pur di farmi felice mi ha regalato il suo feticcio del negozio.. Oltre ad un favoloso vibratore, di cui vi racconterò nel prossimo capitolo della mia opera magna. Che donna meravigliosa.
Curiosi, eh? Intanto godetevi la foto.

martedì 20 febbraio 2007

E' stata una bellissima giornata, con degna conclusione. Sto cercando una poesia adeguata a raccontare la giornata di ieri, ma credo che dovrò scriverne una nuova.

sabato 17 febbraio 2007

sabato 17 febbraio 2007, ore 9


A volte capita di confondere la passione per amore.
Sia chiaro che lo scrivo sapendo con esattezza cosa sia la passione, ed avendo come sempre il dubbio di non sapere cosa sia l'amore.
Alla fine della mia penultima storia, quando venni piantata per un'altra dopo una focosissima relazione a distanza di sette mesi o giù di lì, la moglie di mio padre (matrigna fa Cenerentola) mi disse: “la passione va coltivata, e comunque non basta”.
Ora, chiunque mi conosca sa che con la moglie di mio padre ho un rapporto un po' assurdo, stima, rispetto, amore e terrore, roba da equipe internazionale di psicanalisti freudiani.
Però i miei cinque anni di faticose e dolorose riflessioni sul perchè e per come sia andata così mi hanno fatto capire che aveva ragione.
La passione va coltivata, è fragile, ha tempi del tutto indipendenti dalla nostra volontà e dai nostri sentimenti, può scomparire e all'improvviso tornare, per poi di nuovo andarsene. E' un di più. Conosco coppie splendide che non hanno mai smesso di coltivarla e vivono come ricci in calore, altre che lasciano fare alla natura e non si spaventano troppo se per qualche mese si sentono come fratelli. Perchè in realtà, la passione è fragile, non le si possono affidare le fondamenta di alcunchè. Solo che per capirlo ci mettiamo anni, e qualcuno non lo capisce mai. Non so quanti articoli ho letto dove dotti psicologi ed emeriti nessuno spiegano per filo e per segno che se la gente non rimane più insieme a lungo è anche perchè ormai ci si aspetta che quella roba lì ci sia per sempre. E la fisiologia insegna che non è così.
In quei cinque anni di faticose e dolorose riflessioni sul perchè e per come sia finita, ho capito anche che alla fine dei conti la passione è un rischio che temo un po'. Non so agli altri, ma per quanto mi riguarda mi rende del tutto imbecille ed esposta alla fascinazione di persone con cui non sosterrei la minima conversazione se non fossi del tutto obnubilata dalla chimica. Così, quando le persone in questione si comportano come l'istinto ha insegnato loro a fare, cioè come caterpillar sentimentali, io cado vertiginosamente sul porfido della realtà, orribilmente ammaccata e incredula di fronte alla mia cecità.
Per questo ho deciso la lentezza, il riserbo e quel vecchio aspettare che fa tanto anni cinquanta (e, per rendere credibile la cosa, ormai ascolto solo musica adeguata, con tanto di violini sullo sfondo). Io voglio il resto. Voglio qualcuno con cui condividere le cose quotidiane che mi rendono felice, non solo gemiti al telefono e preservativi. E spero che questo qualcuno capisca che la passione non è soggetta a coma irreversibile, semplicemente a volte si prende tempi suoi, e lascia che la gente nel frattempo si conosca.
Questo post verrà modificato, per cui chi lo leggerà prima di allora potrà poi non trovarlo così com'è ora. Ma ho bisogno di scriverlo adesso.
Ho cercato tra i miei vecchi scritti una poesia scritta non so quanti anni fa, che adesso sta bussando forte al mio cervello, ma che non trovo da nessuna parte (forse non sono in grado ora di trovarla). Però, adesso, proprio adesso, devo scriverla. Ricordo solo l'inizio, e quindi riporto quello, il resto è ora.

Vorrei scrivere di te lunghe pagine di notte e di mattino
mentre il tuo respiro accompagna i miei passi
in questa strada così lontana.

lunedì 12 febbraio 2007

Stasera, dopo una splendida domenica di sole, stavo cercando materiale da rielaborare, tra i mille taccuini che vivono per casa, tra i cassetti e gli scaffali.
Sulle pagine, persa tra appunti di una vecchia fanfiction (storia lunga, forse spiegherò, o addirittura pubblicherò, per i malati) e gli sms di un mio ex, eccola lì.
Una frase che mi aveva colpito tra le tante trovate e sedimentate nell'autobiografia di Rossana Rossanda.
In La ragazza del secolo scorso la trovate a pagina 29:
"Il proprio corpo non si sente, se stai bene, è come l'aria".
La dedico ai miei trent'anni, età favolosa, che consiglio vivamente a tutti.

giovedì 8 febbraio 2007

Stasera ho aggiustato qualcosina qua e là (devo ancora imparare a usare bene il blog, perciò sarà una modifica continua).
In attesa del prossimo brano (un racconto indipendente, credo), aggiungo qualche foto: una arriva di nuovo da quel concorso di Radio Capital di cui vi avevo già scritto, l'altra è di una fanciulla che al momento sta oltremanica. Ringrazio anche l'altra, quella della foto precedente, pure lei nella selvaggia Albione.

mercoledì 7 febbraio 2007

secondo capitolo


DANIELE
Il terzo anno di università mi sono svegliata con alle spalle poche sparutissime esperienze sessuali, tutte con lo stesso ragazzo, tutte nell’arco di un paio di mesi, tutte nelle stesse identiche due posizioni.
Nel frattempo, la consumatrice di anfetamine che divideva la stanza con me viveva la sua sfrenatissima vita da matricola (considero una matricola chiunque non abbia ancora interrotto il frenetico ritmo locale-lezione-locale-lezione che ritengo doveroso per ogni nuovo iscritto ad una facoltà accademica. C’è chi riesce a rimanere tale fino alla laurea, chi continua pure dopo, chi non ci arriva mai) con la sottoscritta. Per consolarmi della precedente tragica relazione finita male- di cui vi parlerò, forse, in un paragrafo a caso tra un numero indefinito di pagine- della prematura fine della mia vita sessuale, del fatto che mi toccasse portare un apparecchio odontoiatrico da tortura medievale alla tenera età di 21 anni. Allora mi sembravano tanti. Mi scuso, prendo qualche spazio per smaltire la sottile risata e il sorso d’acqua.
Rieccomi. Fossi Hemingway starei scrivendo di pesci atlantici fumando un sigaro cubano, ma al momento sto cercando di rimuovere un accumulo adiposo localizzato. Sulla mia coscia sinistra. Se ce la faccio lo scrivo.
Insomma, dicevo. Elettra era, chimicamente, iperattiva, e quindi bisognava ben farle passare il tempo in qualche modo. Io ero iperattiva per disperazione amorosa. Muoviti agisci parla, e non sentirai il dolore dell’essere stata piantata in quel modo. La cosa non aveva un grande effetto sul mio studio, ma, finalmente, avevo ricominciato ad avere una vera vita sociale. X e Y – non ricordo i nomi. I nomi dei ragazzi nati dopo gli anni ’60 sono tremendi da ricordare. Qualche evangelista a caso- erano mediamente simpatici, mediamente alti, mediamente larghi, mediamente spiritosi, mediamente insignificanti. Ottimi traghetti. Cioè, ragazzi che ti portano fuori in gruppo sperando che tu o la tua amica ci stiate, che dopo un po’ si rassegnano – mai del tutto – al fatto che non ci starete mai, e che finiscono per presentarti ad altri amici, sperando così che quelli ricambino il favore presentando loro qualcuna che, finalmente, ci stia. L’effetto finale dovrebbe essere che tu ti fai un loro amico, loro si fanno un’amica di un loro amico, e siete tutti contenti. Non funziona quasi mai. Ma X conosceva Z. Z che ci voleva provare con me, e per farsi perdonare quei dieci chili di troppo – tutti sugli addominali – volle invitarci al campo volo. Cioè a guardarlo lanciarsi da un aereo col paracadute. Z era destinato a diventare un ottimo traghetto, ma sia io che lui eravamo troppo ingenui per capirlo. Lui perché forse non abbastanza sveglio, io perché ancora troppo inesperta.

Regola n. 2:
Se anche ti capitasse uno scarsotto, se pratica sport estremi, accompagnalo. Di sicuro, là, qualcuno di valido c’è.

Z e X si lanciavano e riavvolgevano il paracadute, mentre a terra, io ed Elettra controllavamo che i paracadute di tutti gli altri fossero ben piegati. Sdraio, jeans e bikini, accanto un fantastico labrador di due anni – femmina, scommetto che volendo ricordo anche il nome – che si divertiva un sacco a distrarmi dalla lettura del mio manuale. E io mi distraevo. Così il suo padrone poteva scusarsi del disturbo. Moro, capelli corti, abbronzatura perfetta (non cuoio lampada né pallido scrivania. Bronzo sole) occhi verdissimi. Due braccia da pensieri impuri. Per tutte le donne presenti. Troppe, come al solito.
La sera dopo- o forse la settimana – Z invitò me ed Elettra ad un pub irlandese, un posto di una sciatteria disumana. Io ero lì, magra come uno stecco (l’apparecchio limitava alimentazione e taglia), vestita da uomo con un taglio di capelli cortissimi e un trench blu notte. Z era alto, e da dietro di lui mi arrivò una mano stesa. Inizialmente non ascoltai il nome. Ero Distratta dall’avambraccio. Bobi, vai.

Regola n.O/di Mirka:
Chiunque sia, se gli diventi amica il portartelo a letto dipenderà solamente dalla tua volontà.
(tatuatevela da qualche parte, non ha mai fallito. Mai).

Daniele ha- è ancora vivo – occhi azzurro ghiaccio, capelli (in caduta) biondissimi, pelle chiara ed un fantastico corpo da nuotatore. Un metro e novanta. Credo di poter ricordare ancora il suo odore, ma erano altri i suoi punti di forza.
Daniele e io siamo finiti a letto grazie al portatile di una mia coinquilina. Portatile che stava benissimo, ma che ebbe improvvisamente bisogno di un nuovo antivirus che nessun altro avrebbe potuto procurargli.
Una battaglia coi cuscini e il gioco era fatto: la battaglia coi cuscini è l’ultima spiaggia, specie se i cuscini sono quelli del divano. Ma è andata, e io mi son trovata a difendere il mio fondoschiena.
Dopo poco lui avrebbe dovuto difendere tutto il resto, ma per adesso è tutto. Pausa.

martedì 6 febbraio 2007

Bene.
Qualcuno mi ha scritto che sarebbe ora di aggiornare.. E' vero. Domani metto in rete il seguito dell'ultimo brano. Intanto, aggiungo qualche foto per farmi perdonare (spero).
A domani

si, ho i denti storti nonostante anni di costosissime e dolorosissime cure. E allora? Avreste dovuto vederli prima..

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