Qualcuno conserva il sogno della sua vita in un cassetto: ecco cosa ho trovato svuotando il mio


sabato 20 gennaio 2007

primo capitolo

Il titolo originale dell'Autobiografia era:
QUESTA E’ LA MIA GENERAZIONE
vi spiegherò poi perchè

Intanto, eccovi il primo paragrafo in anteprima, e le mie scuse anticipate per ogni volgarità che potreste incontrare: è voluta.

12 settembre 2005

I ragazzi di sinistra

Tragedia. Trovarne uno. Uno che sia pulito, che sappia anche solo vagamente piantare un chiodo su una parete senza distruggere l’intonaco, che non passi il tempo a seminare calzini sovrautilizzati sul pavimento. Uno che non mi faccia rimpiangere di averlo fatto entrare dalla porta. Trovarne uno. Uno che non passi il tempo libero a trascinarti a cene con i suoi amici, a guardare qualche idiota correre dietro ad un pallone alla tv, a parlare di sè e dei libri che ha letto ogni volta che vi trovate in pubblico. Uno che non ti faccia rimpiangere il tuo videoregistratore. Trovarne uno. Uno che non si faccia problemi se tu paghi la cena al ristorante e che abbia il degno gusto di offrirtela ogni tanto, uno che non ti tormenti ad ogni curva quando al volante stai tu, uno che non senta l’irresistibile bisogno di correggerti quando hai le dita sulla tastiera di un pc. Trovarne uno. Uno che non si volti ad ogni altra che passa per strada, uno che non faccia battute ogni volta che aumenti di un chilo, uno che non si senta soddisfatto della propria pancia da bevitore di birra. Trovarne uno che non ti elenchi ogni riga che ha letto. Trovarne uno che non sia un eiaculatore precoce.
Nel deserto totale di tipi così che abbiano anche una minima coscienza politica, preferisco passare il tempo col mio criceto.

Wellcome to my world my friend.

Oggi piccola aggiunta: la foto nuova che vedete a lato, scaricata dalla rete qualche annetto fa, e da allora passata ad amici e conoscenti in ogni forma possibile, appesa allo schermo e utilizzata come sfondo per il desktop nel mio vecchio ufficio. Proviene da un concorso tra gli ascoltatori indetto dal programma radiofonico Area Protetta di Radio Capital (Sergio Mancinelli, per intenderci): l'ho trovata sul sito e l'ho amata alla follia. Diffondetela (e se qualcuno trova l'autore, gli dica grazie da parte mia, e magari mi faccia sapere chi è, che correggo il credit).

mercoledì 17 gennaio 2007

manifesto

Benissimo, è notte fonda, io ho appena smesso di lavorare. Tra le mille attività della nottata, il fondamentale recupero di una cinquantina di files contenenti la maggior parte delle cose che ho scritto negli ultimi sei anni, tra le quali un paio di testi fondamentali per l'Autobiografia, che pubblicherò nei prossimi giorni, dopo averli un pò epurati, 'ché gli fa bene. E soprattutto dopo aver consegnat un paio di lavori, o mi scuoiano e addio blog.
Intanto, per non far scordare a nessuno di me (e per chi non mi conosce, o mi conosce poco, per farvi spegnere il pc), ecco qui il fondamentale Manifesto, vademecum del mio Ego (Super per dimensione ma non per definizione) da quando, dopo il luglio 2001, ho iniziato la mia vita attuale. Alcune cose forse non le scriverei ancora così, ma nella sostanza le trovo tutte giuste, e me le tengo a mente. Mettiamola così: le regole dell'Autobiografia, e quelle di Bobi, sono la parte da osteria di queste. E per questo spero siano più divertenti.

MANIFESTO PER UNA NUOVA ESISTENZA

Quando stai per prendere una decisione su cui non potrai tornare, respira profondamente, quindi fai quello che ti ha suggerito l’istinto: sarà comunque la scelta di cui andrai più orgogliosa.

Se fare qualcosa ti spaventa profondamente, se avverti una specie di blocco mentale nel farlo, come quando a fermarti è la pigrizia, buttati e agisci.

Quando qualcuno ti ferisce pensa: lo ha fatto volontariamente? Potrebbe rifarlo? Quindi, se una delle risposte è affermativa, chiediti perché lo ha fatto: se sia una reazione ad una tua azione o se sia semplicemente parte del suo carattere. Nel primo caso, lascia passare. Nel secondo, elimina o riduci la sua presenza nella tua vita: potrà venirtene soltanto del bene.

Fa di te stessa la persona che vuoi diventare, senza aspettarti che qualcuno ti insegni come farlo: se la meta ti è chiara la strada verrà da sé.

Ogni volta che qualcuno entra nella tua vita, chiediti cosa ti può insegnare: la gratitudine rende più concilianti, e tu ne hai bisogno, comunque.

Scegli le persone ad istinto, non fidarti della ragione: un odore, uno sguardo e una voce ti dicono molto più di tutte le parole del mondo.

Impara a fare più cose possibili, chiedi a chi le sa fare di insegnarti e cerca di farle da subito nel migliore dei modi. E quando ne hai bisogno prova a farle da sola, la fiducia in sé stessi si guadagna vincendo le proprie insicurezze, non aiutandole a prendere possesso di noi.

Accetta i tuoi difetti migliori, quelli che fanno di te quella che sei: non lasciarli dilagare, addomesticali, rendili piacevoli anche per chi ti circonda. Eliminarli è inutile, ti impoverirebbe.

Se tieni a qualcuno, cerca lo scontro piuttosto di accettare la tensione: è meglio la rabbia dell’indifferenza, alla prima si può rimediare.

Non aspettare di vivere la vita, quando puoi essere felice non averne paura. Rischia: è peggio un rimpianto di un rimorso, e il tempo è troppo poco per perderlo in riflessioni, quando la vita ci offre le soluzioni prima di averci dato il tempo per cercarle da soli.

Il destino, Dio, o chi per lui, a volte ci mandano dei segnali. Il fatalismo è una bella cosa quando non porta all’inerzia.

La Rivoluzione non è altrove. E’ dentro di te.

Quello che vuoi, puoi. E se non puoi potrai. Ma muoviti.

5 Agosto 2001

mercoledì 10 gennaio 2007

cappuccetto rosso

note operative

Bene, non so che ora di pubblicazione risulterà per questo post, ma ci tengo a farvi sapere che sono le 0.14 del 10 gennaio.
Anticipo quindi il post che avrei inviato domani, cioè stasera, così magari domani non ho tentazioni. Si tratta di un "esercizio" svolto durante un corso di scrittura creativa che ho frequentato quest'estate (insegnante, Bregola: ciao Davide!). Chi frequentava il corso con me si accorgerà che ho seguito i saggi consigli di Morozzi ed ho cambiato il nome.
Il racconto va comunque considerato come altra cosa dall'Autobiografia sessuale in forma di manuale per giovani single, che comunque è al caldo per voi (in fin dei conti, il primo capitolo ha più di un anno, se aspetta qualche giorno non succede nulla).
Ho deciso inoltre di pubblicare alcune foto sul blog, poche le ho fatte io, la maggior parte sono di amici o recuperate in rete. Per ciascuna accrediterò l'autore, prego gli amici fotomani di non preoccuparsi, avviserò e chiederò il permesso. In pratica, si tratta delle immagini che negli anni mi hanno fatto compagnia sul desktop, più qualcuna che ho tenuto appesa in casa. Spero vi piacciano, oggi sono partita con una foto della mia ex scrivania di lavoro, fatta dalla favolosa Nino - non crucciatevi, per i generi questo blog sarà un pò come Ranma 1/2.
Ah, giusto. Ecco il racconto:




CAPPUCCETTO ROSSO

Sta facendosi sera. E io non ho l'orologio. A dire la verità non ho proprio nulla con me, nulla di utile, almeno. Tempo fa, mezz'ora, un'ora, non saprei dire, qua sotto a stento riesco a vedere il cielo figuriamoci capire la posizione del sole, tanti passi fa sono passata accanto a una sorgente. Convinta com'ero di essere quasi arrivata alla strada principale non mi sono preoccupata di riempire la borraccia. Quindi ho sete. Della strada principale nemmeno l'idea. La sorgente era accanto a un larice. Chissà se era davvero un larice, gli alberi non li riconosco. Andrea si, lui li riconosce, è lui l'esperto di orienteering, è lui che mi ha mollata qui in mezzo alla foresta amazzonica senza cibo né acqua. No, respira. Respira ancora. Ok, muovi quel cazzo di diaframma, ok, si, brava, ricordi la storia?, respira profondamente, gonfia la pancia, tieni la bocca aperta, fai uscire ed entraere l'aria, lentamente, non pensare a serpenti, cinghiali, pipistrelli e altre belve infernali. Non è l'Amazzonia, è uno straccio di boschetto sull'Appennino, come minimo qui a cento metri una famigliola sta facendo un pic nic. Niente panico. Quando mi avranno trovata esangue e disidratata, dopo che sarò sopravvissuta per mesi cibandomi di bacche e insetti e parlando con le fiere, quando mi intervisteranno in diretta durante un talk show nazionale, allora gliela farò pagare.
Quello stronzo mi ha mollata lì. Quell'idiota mi ha lasciata da sola in mezzo al bosco, ad aspettare il lupo cattivo, io, povera Cappuccetto Rosso, guardate come sono ridotta.
Mi ha mollata lì senza una valida ragione, solo perchè ho osato mettere in dubbio le sue capacità. Vi rendete conto? Eravamo in quel bosco da ore - ore!- avevo le vesciche ai piedi e lui continuava a dire che tra poco, tra pochissimo saremmo arrivati. C'erano pure le zecche. Si, mi sono presa le zecche, e lui giù a ridere e a dirmi di non farne una tragedia. Cosa avreste fatto voi?
Ecco, mi sembra di sentire delle voci, fantastico, ci sarà della gente, una macchina, dell'acqua, uno straccio di cellulare carico, ti prego ti prego, fa che siano persone civili. Quando mi ha presa in giro per le zecche non ce l'ho fatta, mi sono incamminata lungo il sentiero e ho camminato con tutte le mie forze, volevo lasciarlo indietro per un po', volevo che capisse quanto aveva ferito me e le mie povere gambe graffiate dai rovi. Si, si, va bene, volevi che ti chiedesse scusa in ginocchio, e non ti sei fermata a pensare che quello che conosceva la strada era lui. Non ho mai saputo seguire un sentiero, mai. Fa che abbiano anche qualcosa da mangiare. Però la voce è una sola. Un po' flebile. Forse è più lontana di quanto pensassi. Oddio, cosa si è mosso? Uno scoiattolo. Si, sono una fifona, però tra un po' sarà notte, da dove arriva quella voce?
“Aiuto”
Aiuto? Ecco, lo sapevo che non ne sarei mai uscita, ho le visioni. Aiuto?
“C'è qualcuno?”
“Sei tu? Aiutami, sono scivolato”
“Andrea?”
“Vieni qui, muoviti, non restare lì impalata, credo di essermi fatto qualcosa al ginocchio, non riesco a muovere la gamba, vedo l'osso”
“Sei scivolato?”
“Si, sono scivolato, vuoi venire ad aiutarmi, sono sotto di te, ti vedo, vuoi darti una mossa?”
“Scusa, ma come mai sei scivolato, voglio dire, con tutta la tua esperienza..”
“Sto male, non riesco a spostarmi, vuoi muoverlo quel culo?”
“Tesoro, guarda che non so se sia il caso, se scendo e mi faccio male anch'io poi rimaniamo lì e chissà quando ci troveranno, ormai è quasi notte”
“Che cazzo vuoi fare, lasciarmi qui?”
“Invece se io arrivo alla strada principale e chiedo aiuto potremmo tornare a prenderti con i mezzi di soccorso, guarda che se ti tiro su io così alla bell' e meglio rischio di farti male”
“Non sai neanche dove sia la strada principale, hai girato in tondo per ore, io sono sempre rimasto qui”
“Ah, quindi non mi stavi seguendo”
“No, tanto lo sapevo che saresti tornata, non sai orientarti”
“Penso che cercherò la strada principale. Torno subito, tu aspettami”
Si, posso farcela ad arrivare alla strada principale. E poi, mica gli può succedere nulla, non rischia certo di essere sbranato dai lupi.

Sta facendosi sera, che belle le stelle in montagna.

martedì 9 gennaio 2007

altra regola

Assioma del lavoro

Dietro ogni grande uomo ci sarà anche una grande donna, ma dietro una grande donna spesso c'è ancora lei.

domenica 7 gennaio 2007

primo paragrafo

E, con 57 minuti di fantastico ritardo (ma tanto mi sono accorta che l'orario di pubblicazione dei miei post è sempre, inesorabilmente, sballato), ecco qui il fischio d'inizio, l'introduzione, l'incipit.

Benvenuti qui, dove, in mezzo ad un oceano di altri ammenicoli, tra i quali vecchi racconti, poesie, riflessioni, citazioni, ma soprattutto estemporanee alternative verbali a più pericolosi disturbi gastrici, si scriverà la prima, definitiva, ed internazionale:


AUTOBIOGRAFIA SESSUALE IN FORMA DI MANUALE PER GIOVANI SINGLE

Chiaramente, vi prego di apprezzare la mossa arguta del Caso, che mi ha fatto scrivere queste prime pagine quando una vita sessuale non ricordavo più bene cosa fosse, e me le fa pubblicare qui proprio quando single non sono più. A proposito di questo, vi anticipo fin d'ora che non parlerò in questo blog del fantastico ragazzo che mi sopporta. E' talmente fantastico che finireste per non sopportarmi voi, e io pure.
Bene, iniziamo.


Paragrafo I

Vorrei che fosse chiaro.
Se prendessi l'argomento di queste pagine per una cosa di cui si può soltanto ridere neppure scriverei. Il fatto è che normalmente tutti ne parlano seriamente ma lo fanno come se si trattasse di togliersi una verruca: imbarazzo e affettata ilarità.
Non parlerò di ironia perchè qui non si tratta di veline che fanno calendari.
Qui si parla di donne veramente nude. Senza nessuna telecamera verso cui guardare.
Ogni donna che conosco ha avuto abbastanza esperienze traumatiche da riempirci un volume della Treccani. Qualcuna anche tutti i volumi.
Di tutte quelle che conosco credo che ce ne siano un paio che possono dire di essere veramente felici con l'uomo che si sono ritrovate accanto. Non di più.
La maggior parte però sta sola, che è scientificamente meglio che male accompagnata.
In Italia non esistono studi sistematici sulle violenze familiari. La legge non richiede statistiche di questo genere alle forze dell'ordine, così pare che l'unico mezzo per studiare il fenomeno sia attenersi alle notizie della cronaca nera: una ragazza qualche tempo ci ha scritto una tesi di laurea. Stando al suo lavoro, la probabilità per una donna di finire maltrattata dal suo compagno è davvero alta: non ricordo la percentuale, ma so che è impressionante. Le possibilità che quei maltrattamenti arrivino alla morte della povera crista mi pare si aggirino sul 3/5 %. Ora, non sono altrettanto aggiornata sulle catastrofi aeree, ma a occhio e croce mi pare che per una donna sia molto meno pericoloso il rischio di un dirottamento che quello di un fidanzamento.

Dedico quindi queste indegne parole alle donne che amo. Follemente. Purtroppo non carnalmente, ho questo brutto difetto di essere rimasta etero nonostante il Cosmo paia darmi da anni indicazioni contrarie.
Siete fantastiche e forti, anche quando sembrate budini alla vaniglia e chiedete a me e alle altre di trovare al più presto un cucchiaino per raccogliervi. Siete la mia incredibile famiglia, anche perchè ogni tanto vi strozzerei, ma lo fareste anche voi, quindi pari e patta.
Canto quest'ode un po' imbarazzante ai miei e ai vostri difetti, ai nostri impareggiabili pregi e alle stupefacenti brutte figure che ci riempiono la vita e le telefonate.
Ovviamente faccio tutto questo perchè così la prossima volta che al telefono mi perderò nell'ennesimo monologo non inizierete a descrivermi gli oscuri abissi in cui l'innamorarmi (o il semplice prendermi una cotta) mi fa regolarmente precipitare. Cioè, non mi ripeterete -tutte, in sede e tempi diversi, manco fosse una catena di Sant'Antonio- “Seh, seh, vabbè, ascolta, facciamo che stavolta mi racconti solo se davvero capita qualcosa, perchè io non ho voglia di sentirti lamentare tutto il giorno perchè secondo te non ti vuole. Diventi interessante come una cacchetta pestata, lo sai?”.
E' per questo che si dice che gli amici si vedono nel momento del bisogno.
Così tutta la megagalattica rete universale (quei quattro gatti che mi conoscono e si prenderanno la briga di connetersi al blog, offendendosi perchè li ho/non li ho citati) saprà delle mie 60 storie immaginarie.
Lo so che sono di più, ma almeno stavolta, non sputtaniamomi subito.

venerdì 5 gennaio 2007

Stanotte vorrei potervi lasciare qualcosa di favoloso. Però domani mi devo alzare presto.
E poi il vero taglio del nastro di questo blog sarà il 6 gennaio.
Quindi, dato che in questi giorni sto leggendo troppo, vi lascio un libro.
Il petalo cremisi e il bianco, di Michel Faber.
Credo valga la carta su cui è stampato, otto etti, nella versione tascabile.
Da qui in poi, faremo così: quando non avrò regole, avrò titoli. E da sabato avrò anche qualcos'altro.
Buona Befana

giovedì 4 gennaio 2007

chi ben comincia

Regola n. 1 o Regola Assoluta:
Diffida sempre delle donne che si vantano di avere soltanto amicizie maschili.
Se sei una donna, non potrebbe venirtene nulla di buono. Se sei un uomo, pure: che razza di autostima può avere qualcuno che trova lodevole disprezzare il proprio genere?

si, ho i denti storti nonostante anni di costosissime e dolorosissime cure. E allora? Avreste dovuto vederli prima..