Bene, non so che ora di pubblicazione risulterà per questo post, ma ci tengo a farvi sapere che sono le 0.14 del 10 gennaio.
Anticipo quindi il post che avrei inviato domani, cioè stasera, così magari domani non ho tentazioni. Si tratta di un "esercizio" svolto durante un corso di scrittura creativa che ho frequentato quest'estate (insegnante, Bregola: ciao Davide!). Chi frequentava il corso con me si accorgerà che ho seguito i saggi consigli di Morozzi ed ho cambiato il nome.
Il racconto va comunque considerato come altra cosa dall'Autobiografia sessuale in forma di manuale per giovani single, che comunque è al caldo per voi (in fin dei conti, il primo capitolo ha più di un anno, se aspetta qualche giorno non succede nulla).
Ho deciso inoltre di pubblicare alcune foto sul blog, poche le ho fatte io, la maggior parte sono di amici o recuperate in rete. Per ciascuna accrediterò l'autore, prego gli amici fotomani di non preoccuparsi, avviserò e chiederò il permesso. In pratica, si tratta delle immagini che negli anni mi hanno fatto compagnia sul desktop, più qualcuna che ho tenuto appesa in casa. Spero vi piacciano, oggi sono partita con una foto della mia ex scrivania di lavoro, fatta dalla favolosa Nino - non crucciatevi, per i generi questo blog sarà un pò come Ranma 1/2.
Ah, giusto. Ecco il racconto:
CAPPUCCETTO ROSSO
Sta facendosi sera. E io non ho l'orologio. A dire la verità non ho proprio nulla con me, nulla di utile, almeno. Tempo fa, mezz'ora, un'ora, non saprei dire, qua sotto a stento riesco a vedere il cielo figuriamoci capire la posizione del sole, tanti passi fa sono passata accanto a una sorgente. Convinta com'ero di essere quasi arrivata alla strada principale non mi sono preoccupata di riempire la borraccia. Quindi ho sete. Della strada principale nemmeno l'idea. La sorgente era accanto a un larice. Chissà se era davvero un larice, gli alberi non li riconosco. Andrea si, lui li riconosce, è lui l'esperto di orienteering, è lui che mi ha mollata qui in mezzo alla foresta amazzonica senza cibo né acqua. No, respira. Respira ancora. Ok, muovi quel cazzo di diaframma, ok, si, brava, ricordi la storia?, respira profondamente, gonfia la pancia, tieni la bocca aperta, fai uscire ed entraere l'aria, lentamente, non pensare a serpenti, cinghiali, pipistrelli e altre belve infernali. Non è l'Amazzonia, è uno straccio di boschetto sull'Appennino, come minimo qui a cento metri una famigliola sta facendo un pic nic. Niente panico. Quando mi avranno trovata esangue e disidratata, dopo che sarò sopravvissuta per mesi cibandomi di bacche e insetti e parlando con le fiere, quando mi intervisteranno in diretta durante un talk show nazionale, allora gliela farò pagare.
Quello stronzo mi ha mollata lì. Quell'idiota mi ha lasciata da sola in mezzo al bosco, ad aspettare il lupo cattivo, io, povera Cappuccetto Rosso, guardate come sono ridotta.
Mi ha mollata lì senza una valida ragione, solo perchè ho osato mettere in dubbio le sue capacità. Vi rendete conto? Eravamo in quel bosco da ore - ore!- avevo le vesciche ai piedi e lui continuava a dire che tra poco, tra pochissimo saremmo arrivati. C'erano pure le zecche. Si, mi sono presa le zecche, e lui giù a ridere e a dirmi di non farne una tragedia. Cosa avreste fatto voi?
Ecco, mi sembra di sentire delle voci, fantastico, ci sarà della gente, una macchina, dell'acqua, uno straccio di cellulare carico, ti prego ti prego, fa che siano persone civili. Quando mi ha presa in giro per le zecche non ce l'ho fatta, mi sono incamminata lungo il sentiero e ho camminato con tutte le mie forze, volevo lasciarlo indietro per un po', volevo che capisse quanto aveva ferito me e le mie povere gambe graffiate dai rovi. Si, si, va bene, volevi che ti chiedesse scusa in ginocchio, e non ti sei fermata a pensare che quello che conosceva la strada era lui. Non ho mai saputo seguire un sentiero, mai. Fa che abbiano anche qualcosa da mangiare. Però la voce è una sola. Un po' flebile. Forse è più lontana di quanto pensassi. Oddio, cosa si è mosso? Uno scoiattolo. Si, sono una fifona, però tra un po' sarà notte, da dove arriva quella voce?
“Aiuto”
Aiuto? Ecco, lo sapevo che non ne sarei mai uscita, ho le visioni. Aiuto?
“C'è qualcuno?”
“Sei tu? Aiutami, sono scivolato”
“Andrea?”
“Vieni qui, muoviti, non restare lì impalata, credo di essermi fatto qualcosa al ginocchio, non riesco a muovere la gamba, vedo l'osso”
“Sei scivolato?”
“Si, sono scivolato, vuoi venire ad aiutarmi, sono sotto di te, ti vedo, vuoi darti una mossa?”
“Scusa, ma come mai sei scivolato, voglio dire, con tutta la tua esperienza..”
“Sto male, non riesco a spostarmi, vuoi muoverlo quel culo?”
“Tesoro, guarda che non so se sia il caso, se scendo e mi faccio male anch'io poi rimaniamo lì e chissà quando ci troveranno, ormai è quasi notte”
“Che cazzo vuoi fare, lasciarmi qui?”
“Invece se io arrivo alla strada principale e chiedo aiuto potremmo tornare a prenderti con i mezzi di soccorso, guarda che se ti tiro su io così alla bell' e meglio rischio di farti male”
“Non sai neanche dove sia la strada principale, hai girato in tondo per ore, io sono sempre rimasto qui”
“Ah, quindi non mi stavi seguendo”
“No, tanto lo sapevo che saresti tornata, non sai orientarti”
“Penso che cercherò la strada principale. Torno subito, tu aspettami”
Si, posso farcela ad arrivare alla strada principale. E poi, mica gli può succedere nulla, non rischia certo di essere sbranato dai lupi.
Sta facendosi sera, che belle le stelle in montagna.
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